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Alla scoperta di Villa Pirrotta – parte 2

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Nel cortile si affaccia un balcone panciuto a cui corrisponde, al piano terra, l’accesso ad una prima cappella, quella del padre, della padronale, in cui si custodiscono le madre e della sorella dell’avvocato Giovanni Pirrotta. Questi, personaggio di spicco del panorama forense messinese tra fine XIX ed inizi XX secolo nonché uomo di grande cultura e dai molteplici interessi, fu l’ultimo storico proprietario dell’intero complesso della villa. La cappella purtroppo è stata ridotta a magazzino, ma si scorge una lapide con il nome di Giovanna Minissale Pirrotta, probabilmente la madre dell’avvocato, e la data 8 agosto 1888 che ci fornisce un importante riferimento cronologico, attestando già a quell’epoca la presenza dei Pirrotta nei possedimenti di Santa Margherita. In un angolo del cortiletto vi è una piccola edicola votiva, mentre gli altri lati sono occupati da quelli che un tempo erano un palmento ed un magazzino per giare e botti. Già in queste strutture architettoniche con la presenza di archi, anche a sesto acuto, e con un’attenzione per la bicromia delle superfici decorative si esprime e preannuncia lo stile neo-gotico che sfocia nell’eclettico che caratterizza tutta la villa Pirrotta. Dal cortiletto si prosegue in salita per un vialetto, e, subito a sinistra, una presenza insolita: dal muro sporge una bella vasca battesimale in marmo bianco dai contorni mistilinei decorata ad intarsi marmorei policromi di gusto barocchetto sormontata, a parete, da un rilievo a forma di conchiglia e, più in alto, da uno con la colomba dello Spirito Santo. Non sappiamo se si tratti di un elemento originario della villa o piuttosto di un frammento di cui non si conosce la provenienza e riutilizzato in questo contesto in tempi lontani dalla sua realizzazione, ma di sicuro le forme inducono ad una datazione al XVIII secolo. Il vialetto, assecondando l’inclinazione della collina, porta ad un secondo e più ampio cortile. A destra vi è un tempietto dedicato alla Madonna della Catena che ci fornisce delle importantissime notizie sulla storia dell’insediamento e sulla cronologia dello stesso. Un Placidus Gary (Gari), citato sulla lapide sopra l’ingresso della cappelletta, si occupò, nell’anno 1812, di una ristrutturazione a fundamentis della stessa concussa terra collapsam probabilmente a seguito terremoto del 5 Febbraio 1783. I Gari, attestati nel suburbio messinese fin dal XV secolo potrebbero identificar si con i proprietari della villa poi divenuta Pirrota alla fine del XIX secolo. Gli arredi liturgici sull’altare comprendenti glorie e candelieri in legno dorato potrebbero far parte dell’arredo originario della cappella settecentesca. Tutto il complesso della villa manifesta un particolare gusto per l’antico dei proprietari: testimonianza di tale attenzione era un pannello, oggi non più esistente, collocato nell’atrio d’ingresso su cui era montato un frammento di mosaico proveniente dal duomo di Messina che costituiva sicuramente una “preziosità” di grande altra testimonianza di reimpiego di pezzi recuperati dalla macerie all’indomani del gravoso sisma del 1908 è rappresentata da una struttura in laterizio in cui è rimontato un balconcino a tre mensole antropomorfe sormontato da tre vasi che sembra provenire dal Monte di Pietà di Messina.

 

 

 

Immagine dal web

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