Territorio

Anticorpi sociali. L’attività di LAB donne

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A Gioia Tauro, qualche anno fa, un gruppo di persone sensibili al tema del rispetto dei diritti delle donne ha deciso di riunirsi una volta al mese con lo scopo di leggere e discutere un testo condiviso, ponendo particolare attenzione agli stereotipi e ai pregiudizi di genere. L’iniziativa, comune a tante altre presenti ovunque, di per sé non costituisce una notizia: al massimo è un’informazione. Ma una serie di informazioni di questo genere costituisce una notizia, e una serie di notizie così costituisce una storia: la seconda informazione per esempio, è che il Gruppo di lettura ha deciso di chiamarsi Lab Donne e piano piano le loro attività sono andate oltre i confini del dibattito letterario interno. Nel 2019 il Gruppo ha infatti portato avanti il progetto “Oltre le sbarre”, in collaborazione con la Compagnia Dracma di Polistena e con il riconoscimento di Regione Calabria e del MIBACT. In questo progetto, si lavorava su uno dei ”libretti rossi” sul tema dell’emancipazione femminile, e cioè “Donne che corrono coi lupi” di Clarissa Pinkola Estés e lo si rappresentava in un workshop insieme alla detenute della casa circondariale “G. Panzera” di Reggio Calabria. Terza informazione: durante il periodo del confinamento, LAB donne ha deciso di organizzare una serie di dirette Fb prendendo a prestito il titolo di un altro dei “libretti rossi” sul tema, e cioè “Una Stanza tutta per sé” di Virginia Woolf. Le dirette erano una sorta di rubrica online con degli interventi per costruire insieme una memoria di quelle giornate coinvolgendo intellettuali ed esperti per discutere su diversi argomenti. La rubrica ha riscosso un certo successo, coinvolgendo sempre più persone sia nell’area locale e sia oltre la realtà pianigiana. L’idea di servirsi dei social per inserirsi in una rete che vada oltre la realtà locale è uno degli obiettivi di LAB donne: andare oltre i propri confini geografici vuol dire rinforzare la rete di collaborazioni con realtà simili e irrobustire la rete di relazioni e alleanze con lo scopo di portare avanti la discussione e il dibattito sul tema femminile. Ma torniamo alle nostre informazioni: l’8 marzo del 2021 la Presidente del Senato Elisabetta Casellati ha inviato una lettera di ringraziamento ai/alle componenti del Gruppo per la loro attività e per l’impegno profuso con il progetto di “Una stanza tutta per sé”. LAB donne però si è attivata anche su altri campi: raccolta di generi alimentari per le fasce di lavoratori immigrati più svantaggiate o la partecipazione al progetto “La coperta di Yousuf” organizzato dalla Biblioteca di Lampedusa, e consistente nell’invio di un biglietto insieme a un quadrato di stoffa che, insieme agli altri, comporrà una infinita coperta della memoria. Altre informazioni riguardano poi l’adesione di LAB donne al “Maggio dei libri” in cui, con il patrocinio del Comune di Gioia Tauro, sono state organizzate delle iniziative per la diffusione e la promozione della lettura, e la presenza del Gruppo alla manifestazione “Tauro Book” che si è tenuta a Gioia e sempre volta alla promozione della lettura. L’altra informazione infine è che LAB donne non ha una Presidente.

Il Gruppo è infatti fieramente antiverticistico e a spiegarmelo è Francesca Orefice, una delle sue componenti. Ed ecco dunque che le informazioni elencate in precedenza adesso stanno cominciando ad assumere la conformazione di un progetto culturale. Tale progetto parte da un semplice assunto, che Francesca pronuncia con calma determinazione: «solo una donna che si nutre di cultura è emancipata da qualunque forma di dipendenza affettiva». Tradurre l’elemento culturale in un atto che modifichi la propria condizione sociale ed economica è il vero atto politico che ciascuna cultura che si ritiene minoritaria o discriminata deve sostenere. Per questo motivo l’attività di LAB donne ha delle possibili ricadute che vanno oltre l’importanza della questione femminile, ma sono sintomatiche di una presa d’atto che, nel nostro contesto, è esemplare: la cultura non è diletto. La cultura è un atto civile. Questo ulteriore, semplice assunto, che ha radici nobilissime e robuste (descrivere le quali esigerebbe un saggio a parte), al momento sembra essere trascurato in funzione di una cultura intesa come svago dall’attività “seria”, che coincide spesso con l’attività “produttrice di capitale”. LAB donne ribalta questo paradigma, e le iniziative che il Gruppo organizza hanno una forte impronta civile, che oggi più che mai serve, soprattutto in funzione di temi come la violenza sulle donne o, in generale, il tema delle pari opportunità. Ci sono pertanto attività, modalità di espressione, linee di condotta, pratiche di vita e professionali, che si muovono in maniera molto sottile e apparentemente ordinaria. Si svolgono attraverso un lavoro quotidiano fatto di leggi, confronti, pareri, non detti, dirette social, messaggi, iniziative culturali in piccoli centri, attestazioni di stima; o al contrario: denunce private, sfoghi lavici che emergono da un sottosuolo di repressione potente, atavico. Sono tutti movimenti, più o meno dolorosi, che contribuiscono a creare anticorpi. Presi singolarmente, non hanno senso: sembrerebbero solo informazioni, o singole cellule. Ma visti in un quadro generale, assumono una conformazione significativa e organica. Ancora: ci sono realtà che sono punte dell’iceberg e non mosche bianche: ribaltare questo paradigma attraverso uno sforzo lessicale è di fondamentale importanza perché in questo modo ci si rende conto, per esempio, di come l’ambiente pianigiano non possa essere circoscritto esclusivamente a una dinamica di sottrazione di risorse economiche e umane o di controllo del territorio da parte di forze criminali o di malessere sociale spinto. Se non si allarga l’orizzonte, pur non perdendo i riferimenti necessari, non si riesce a vedere il percorso carsico di liberazione ed emancipazione in atto. Che esiste. Realtà come LAB donne (che è esemplificativa di un sostrato molto ricco, al quale ci piacerebbe dare voce intervistando altre realtà simili) ci aiutano a capire in che modo tale processo di liberazione e di emancipazione culturale si sta muovendo, e di come conquista progressivamente, con costanza, impercettibili ma significative porzioni di territorio.

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