Storia

Briga e villaggi vicini: i primi documenti

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I primi documenti che attestano l’esistenza di Briga e di altri villaggi si trovano nell’archivio segreto del Vaticano. Si tratta delle “Rationes decimarum” (rendiconti o registri delle decime), dove si parla dei tributi, originariamente pari alla decima parte di ogni rendita, destinati al sostentamento o mantenimento degli addetti al culto. Questi documenti ci danno notizia di due chiese site “In flomaria de Briga e S. Pauli infirmorum” (nella fiumara di Briga e di San Paolo degli infermi). Entrambe le chiese erano officiate da cappellani greci: un “Presbiter Joannes grecus cappellanus ecclesie S. Nicolai” (presbitero Giovanni greco cappellano della chiesa di San Nicola) paga Tarì II. “Petrus grecus cappallanus ecclesie S.Nicolai infirmorum” (presbitero Pietro greco cappellano della chiesa di San Nicola degli infermi), Tarì I. Le notizie si riferiscono agli anni 1308 e 1310. Riporto un altro documento dell’archivio segreto del Vaticano che si riferisce a Pezzolo. “In terra montis fortis” (nella terra di Monforte): “presbiter Nicolaus grecus Mitica cappellanus ecclesie San Nicolai de casali Piczuli”, Tarì I. Il numero degli ecclesiastici di rito greco-ortodosso nel secolo XIV si aggirava sui duecento o poco più, dislocati in maggioranza sul territorio della diocesi di Messina. I preti greci erano in prevalenza a Monforte, Sant’Alessio, Fiumedinisi, Savoca, Santo Stefano di Briga, Galati, Briga, Altolia, Giampilieri, Camaro, Bordonaro, Milazzo, Larderia, Zafferia, tutte in territorio di Messina. A Troina, a San Marco D’Alunzio, a Castiglione, oltre naturalmente a Messina, il clero greco aveva il suo protopapa. All’inizio di questo capitolo si parla di una struttura denominata San Paolo degli infermi. Sulla strada provinciale che da Briga marina porta a Briga Superiore, a circa un chilometro sulla destra si scorgono una chiesetta e i ruderi di un antico lazzaretto femminile. Questa struttura sanitaria che risale al XIII secolo era un ospedale ove venivano ricoverate in isolamento persone colpite da malattie infettive o contagiose. San Lazzaro era il santo protettore dei lebbrosi. A San Paolo e a Sant’Agata erano intitolati i due lebbrosari funzionanti nel circondario di Messina. Il primo, come si è detto, era destinato alle donne ed era situato in contrada Torre di Briga, il secondo, riservato agli uomini, si trovava in contrada Sant’Agata, frazione di Messina, a nord della città. Nel villaggio Sant’Agata esiste ancora oggi una contrada chiamata “spitali”. Il lebbrosario femminile era dedicato a San Paolo che aveva toccato il casale di Briga nel viaggio da Malta verso Reggio C. e poi Roma. Ma chi era San Paolo? Nato a Tarso città dell’attuale Turchia, nel 5 o 15 dopo Cristo, era cittadino romano. I genitori avevano acquisito la cittadinanza romana, in quanto il padre forniva tende alle truppe romane di stanza in Turchia. Prima della conversione al Cristianesimo si chiamava Saulo, ed era stato educato nella setta dei Farisei. Essi erano membri di un movimento religioso e politico ebraico, strenui difensori dell’ortodossia. Accanto alla legge scritta affermavano la legge orale o tradizione dei maestri. Accanito persecutore del Cristianesimo, fu presente al martirio di Santo Stefano protomartire, primo martire del Cristianesimo. Si convertì in seguito ad un’esperienza straordinaria sulla via di Damasco e iniziò a predicare il messaggio evangelico. Arrestato, fu detenuto a Cesarea per due anni; quindi, come cittadino romano, si appellò al tribunale dell’Imperatore. Sulla nave che lo portò a Roma viaggiavano 276 persone. Durante il viaggio la nave naufragò a Malta senza che nessuno perisse, come aveva previsto lui. In primavera fu ripreso il viaggio e la nave approdò a Siracusa e vi fece una sosta di tre giorni. Poi da lì, con una traversata ad arco, la nave approdò a Reggio (San Luca, atti degli apostoli cap. 28; 11, 12, 13). Dal testo si evince che la nave che trasportava San Paolo per arrivare a Reggio, costeggiò la riviera ionica orientale. Il testo latino dice: “Circumlegentis devinumus Rhaegium”, invece il testo greco “Perieltontes” è più significativo e vuol dire “traversata ad arco”. Dove fece sosta la nave che trasportava San Paolo? Stando alla tradizione confermata da autorevoli storici messinesi come Placido Samperi, Costanzo Bonfiglio e il catanese Rocco Pirri, probabilmente si fermò nella marina del casale di Briga, oggi Briga Marina San Paolo. Durante il periodo romano le marine erano abitate perché la presenza della flotta romana e le guarnigioni militari di terra scoraggiavano le incursioni dei pirati del mare. La località fino al secolo XVIII si chiamava cala (insenatura marina poco profonda) San Paolo perché tutte le imbarcazioni dirette a Reggio facevano la traversata da questa località perché non vi arrivavano le micidiali correnti dello Stretto, inoltre alla foce del torrente ricco di acque (allora non inquinate come oggi) si poteva fare rifornimento. San Paolo parlò agli umili pescatori del luogo e, dato che era basso di statura, salì su di un masso (ancora esistente) e predicò per primo il messaggio del vangelo. In che lingua predicò? Probabilmente in greco, ben compreso dalla popolazione locale che era in prevalenza di origine greca. Quindi, con un pizzico di orgoglio e di compiacimento, possiamo considerare questa nostra località la culla del cristianesimo messinese.

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