
Quando il 19 aprile 2016, alla vigilia del mio cinquantesimo compleanno, il presidente del Consiglio Regionale della Calabria, Nicola Irto, ha comunicato all’Assemblea di avere firmato la mia nomina ad Autorità Garante per l’infanzia e dell’Adolescenza, ero perfettamente a conoscenza della sfida che stavo raccogliendo, in un territorio che primeggia senza soluzione di tempo, nelle classifiche dei primati negativi. La percezione totale l’ho avuta quando ho invitato a Palazzo Campanella il mio omologo lombardo, Massimo Pagani, per un confronto sulle problematiche che i Garanti devono affrontare sul territorio: lui, in una sala colma oltre ogni ordine di posti, parlava di diagnostica molecolare in pediatria, di ulteriore potenziamento del sistema strutturale scolastico, di trasporti all’avanguardia ed altro. Io ho dovuto rilevare che in Calabria non c’era – e non c’è – uno straccio di pronto soccorso pediatrico, non c’era – e non c’è – un reparto di neuropsichiatria infantile, il 94% degli istituti scolastici non aveva – spero si sia ridotto almeno di un po’, ma non mi risulta – il decreto di agibilità e i trasporti erano e sono vetusti, tenuti malissimo e radi.
Il mio collega rimase sbalordito, io umiliato.
Non c’era mai stata la Terapia Intensiva Pediatrica (TIP), che ho chiesto ed ottenuto in tempi record con l’allora commissario ad acta della salute calabrese, Massimo Scura: decretata il 19 novembre dello stesso anno, alla vigilia della giornata mondiale dell’infanzia, e impiantata come struttura semplice presso l’Ospedale “Annunziata” di Cosenza, per la cui costituzione ho messo a disposizione parte del misero budget annuale che la Giunta e il Consiglio decretavano a favore dell’Ufficio del Garante. La delibera contempla la creazione della struttura complessa, ma tutto rimandato a dopo il Covid. Intanto c’è e tanti nuclei familiari hanno evitato il solito pellegrinaggio fuori sede, che non tutti potevano economicamente affrontare.
È certamente il fiore all’occhiello di un mandato che continuo ad immaginare “paradossale”, perché nonostante leggi e protocolli a carattere transazionale e nazionale, c’è bisogno di un Garante perché il mondo adulto abbia rispetto dei bambini e degli adolescenti. C’è bisogno di qualcuno che preghi le istituzioni preposte a consegnare i presidi per i bambini diabetici, che spieghi ai commissari prefettizi della Asp le ragioni – sancite dalla legge e addirittura da dispositivi di sentenza della magistratura – di un bambino di curarsi dall’autismo con un metodo che la sanità pubblica non annovera tra i suoi servizi rimborsando la famiglia che si rivolge ad uno specialista riconosciuto dalla stessa Asp, che spieghi ad un sindaco che le erbacce intorno alle scuole vanno tagliate, che solleciti i sindaci ad assegnare ai piccolini disabili gli assistenti educativi prima che l’anno scolastico inizi, che convinca i genitori in fase di separazione a non mettere nel mezzo delle loro diatribe i figli minorenni.
Ben 890 interventi sul territorio in appena 4 anni di mandato la dicono lunga, il 92% dei quali andato a buon fine. La Calabria è stata la Regione seconda soltanto al Lazio in tema di individuazione e formazione di tutori per minori stranieri non accompagnati, oltre mille. Il Garante si è premurato di portare prefetti al cospetto dei bambini della Ciambra, il quartiere ghetto di Gioia Tauro, ottenendo l’asfalto di una stradina mai asfaltata, un sistema fognario per quanto approssimativo e soprattutto il drenaggio della dispersione scolastica, anche se li rimane una soluzione: abbattere il ghetto e contaminare quei bambini alla città. Sono stato una pedina importante per l’affermazione del “metodo Di Bella”, il progetto “Liberi di Scegliere”, che permette ai figli minori di mafiosi di affrancarsi dalle proprie famiglie, tanto che lo stesso presidente del Tribunale di Catania – prima di Reggio Calabria – Roberto Di Bella lo riconosce nel suo libro edito per i tipi Rizzoli.
Sono stato il primo Garante della storia a costituirsi parte civile contro gli abusanti di una minorenne.
E la politica in tutto questo? Presto detto: ha abbassato la cifra del bilancio del Garante da 115 mila euro annui a 105, nel 2017 “si è dimenticata” addirittura di assegnarlo ed a cambio di gestione, dal centro-sinistra al centro-destra si è ridotta volutamente ad essere la sola Regione d’Italia a non avere il Garante. Non ha provveduto alla rinomina di un Garante che si è distinto, né alla sua sostituzione. Perché? Perché avevo lavorato troppo, per 978 euro al mese a fronte di gente che ne porta 13mila ogni mese. Ed anche perché sembra fossi antipatico ad un politico (forse anche a qualcuno in più).