
Focus su Galati Marina: il 2021 sarà l’anno della rinascita? Tanti interventi tampone, ma la messa in sicurezza tarda ad arrivare.
di Francesco Greco
Immaginate un ridente paese di periferia, animato soprattutto dalle attività sviluppate sul mare: la pesca, un’arte praticata da sempre e sapientemente ancora custodita dagli ultimi anziani pescatori; i locali e i lidi che attingono la loro clientela tra i tanti bagnanti e non, attratti dal litorale; il turismo stagionale che alimenta l’economia locale e non per ultime le attività sportive svolte nel campo comunale. Immaginate uno spazio demaniale che si estende per centinaia di metri, che con l’ombra dei suoi alberi, anche secolari, dona sollievo nei mesi più caldi, rendendo piacevoli le passeggiate sul sentiero e numerose le soste dei forestieri per i picnic. Immaginate una spiaggia lunghissima, dove i grilli, le barche, i castelli di sabbia dei bambini e i teli da mare trovano tutti abbondante spazio. Immaginate il riecheggiare delle partite al campo, i cori, le dispute, i goal. Ora invece un silenzio assordante. Uno sputo di sabbia più simile al fango. Una grigia barriera che ti blocca, ti nega il mare, soffoca la libertà. Una libertà che è stata sottratta lentamente, anno dopo anno a piccoli passi, il mare avanzava e la politica era distratta dal cucire qualche toppa su disastri precedenti, senza mai imparare o voler imparare l’importanza del “prevenire meglio che curare”. Nel 2014 accade quello che mai i residenti si sarebbero aspettati anni prima, il mare durante una sciroccata entra prepotentemente nelle case e le allaga. Per la prima volta nella storia più recente si devono fare i conti per i danni causati dall’erosione costiera, un fenomeno che si dice sia stato causato e/o accelerato dalla recente costruzione del vicino porto di Tremestieri e dalla barriera soffolta, che protegge e ripasce la costa del confinante villaggio costiero Santa Margherita. Oggi probabilmente qualcuno farebbe riferimento anche al tanto discusso Climate Change, sul quale gli esperti mondiali prevedono l’innalzamento di tutti i mari nei prossimi anni, ma al momento non sembra essere argomento di interesse della politica locale, che fin ora ha continuato a pensare con i vecchi schemi e non avere una visione di insieme. Dopo il primo stanziamento da 200mila euro nel 2014 per interventi tampone e palliativi che si ripeteranno negli anni, la svolta sembra arrivare nel 2016-17 quando a seguito della firma del “Patto per il Sud” vengono destinati 4,5mln di euro per la progettazione e la realizzazione di un’opera di messa in sicurezza definitiva. Essendo vicine le elezioni, non mancano passerelle e presentazioni in pompa magna di progetti preliminari, dove i candidati giurano e spergiurano che in breve tempo tutto verrà realizzato. Da allora si sono accumulati anni di ritardi, di scarica barile, di sciroccate che hanno fatto contare danni su danni sulle spalle dei cittadini, che si son visti spazzare via i loro sacrifici, quanto avevano realizzato nella loro vita, alcuni anche porzioni di abitazioni con un’ordinanza di sgombero che gli pende sulla testa senza nessun’altra soluzione o proposta di risarcimento. Negli anni si è accumulata anche tanta impotenza, sconsolatezza, incredulità, rabbia che nel 2019 il Comitato “Salviamo Galati Marina” ha voluto incanalare e trasformare in partecipazione attiva, bocciando il pessimo lavoro fin lì svolto da chi era deputato a rappresentare i cittadini e risolvere i problemi del territorio. Vengono riaccesi i riflettori su un villaggio che sembra ormai abbandonato ed i responsabili sono stati inchiodati alle loro responsabilità, dalle quali non possono più sfuggire. Il Comitato ricorre al Prefetto, richiede ed ottiene audizione al Parlamento Siciliano nel febbraio 2020 e, oltre alle solite promesse, scopre il vaso di Pandora. Dopo anni la progettazione non è ancora terminata: Comune e Regione hanno continuato a passarsi la palla, manca lo studio di impatto ambientale, mancano pareri tecnici e degli enti preposti. Cosi dopo numerose sollecitazioni, la scorsa estate si riesce finalmente ad arrivare alla pubblicazione della gara d’appalto, per poi scoprire a febbraio scorso, in occasione dell’approvazione definitiva del progetto, che sarà necessario altro tempo prima della partenza dei lavori, poiché mancante il parere della Sovrintendenza del mare. Arriviamo a marzo e il Deputato Antonio De Luca deposita all’ARS un emendamento da 1mln di euro, poiché la somma residua dello stanziamento iniziale dal Patto per il Sud, depauperata dai continui ed irrisolutivi interventi tampone, è insufficiente per finanziare l’intera opera. In questi ultimi due anni la sensazione è stata quella di essere all’interno di una sorta di gioco dell’oca, dove si fanno dei passi avanti, ma si incappa anche in delle caselle sfortunate che ti fanno restare fermo, o peggio tornare indietro. Dopo tutto questo cos’altro bisogna aspettarsi? Certo ormai lo stupore è finito tra gli abitanti di Galati, ma la speranza e la voglia di riscatto non muore mai. Adesso la politica, con l’imminente votazione della legge regionale di bilancio, dovrà dare dimostrazione se è capace di mettere fine ad una vergogna ed una vessazione che si protrae da troppo tempo. La Sicilia dovrà dimostrare se è ancora ancorata a quel gattopardiano concetto del tutto cambia affinché nulla cambi, oppure se davvero vorrà costruire le basi per un 2021 di rinascita.
Francesco Greco
(foto di Gabriele Ferrante)