Territorio

Gioia repressa per la mia Gioia depressa

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Il ritorno a casa, per chi come me, circa quarant’anni orsono è emigrato altrove, mantenendo intatte quelle connessioni sentimentali con le genti e i luoghi in cui è cresciuto, quelle che definiamo radici, solitamente genera moti di gioia. È gioioso per me rivedere il mare, tempestoso o calmo che sia, il meraviglioso spettacolo delle isole Eolie che si stagliano all’orizzonte, i colori pittoreschi che si rimirano al tramonto, il verde deciso ed elegante dei giardini di arance e mandarini, le distese di olivi che lussureggiano, estendendosi dalla costa alle più alte colline, con parvenza a momenti di boschi. Ma… la gioia viene repressa quasi immediatamente, un po’ come quando stai per inneggiare ad un goal già fatto ma il palo respinge il pallone che pareva essere già in rete. Ti inoltri nel traffico cittadino e ti si presentano strade che sono un autentico colabrodo: vere voragini si aprono numerose lungo i percorsi, l’immondizia impera a cumuli qua e là raccolti; guai a incautamente passare lungo certe vie un po’ più remote: ci si imbatte in vere e proprie discariche in pieno centro abitato. La pessima abitudine di posteggiare la propria autovettura dove è più comodo per il singolo, incuranti del fatto che anche gli altri devono circolare in sicurezza e l’indecoroso proliferare di erbacce lungo il perimetro di molte abitazioni o lungo i marciapiedi, condiscono, se necessario, il non più gustoso piatto che pensavi di assaporare. La gioia è stata repressa, nel vedere GIOIA così depressa; ogni anno sempre peggio: i correttivi posti in essere per migliorare le situazioni sono come tenui luci accese e subito spente, spiragli appena aperti immediatamente serrati da folate di veleno sparse a iosa. Qualsiasi iniziativa volta a far emergere il senso civico naufraga nel tempestoso mare della sopraffazione. 55 anni orsono, le speranze erano ben altre: l’economia arrideva a questa città che, posta al centro della Piana, grazie al fiorente commercio e alla industriosa mobilitazione di merci e passeggeri con i numerosi treni che qui facevano scalo, viveva momenti fulgidi. Anche chi come me, qui cresceva, dal punto di vista formativo ed educativo, oltre che famiglia e scuola, si avvaleva di organizzati centri parrocchiali, di Club che fiorivano all’insegna della coesione sociale; ricordo il CTG, il Club J. Palach, il CUG. I giovani avevano un ventaglio importante di scelta cui accedere e il confronto, il dialogo, le iniziative intraprese erano una preziosa fucina per forgiare gli uomini del domani. Tutto ciò oggi non esiste più; gli strumenti tecnologici, i social, l’individualismo accentuato, la globalizzazione sfrenata, hanno sopito, forse spento del tutto, quello che di genuino, con l’associazionismo poteva crescere ed esternarsi. Questo mix di situazioni che inibiscono la crescita socio-culturale della nostra GIOIA lascerebbero sgomenti e sfiduciati verso momenti di probabile rinascita. È fondamentale sottolineare però che essenze pregevoli, menti fulgide, capacità imprenditoriali albergano in un numero cospicuo di giovani che si affacciano al prossimo domani di questa città. Di questi talenti bisogna avvalersi, evitandone la fuga e… come nelle belle favole, auspicare che dalle ceneri dell’oscurantismo in cui versa la nostra GIOIA, risorga un sano spirito di collaborazione che trovi un unico denominatore sotto il quale riconoscersi comunità e, come squadra che aspira col sacrificio alla vittoria, le varie componenti sociali, abbandonati vessilli, interessi di parte, egemonie anche solo di facciata, partecipino unitariamente e coese alla rinascita, trovando le strategie più variegate affinché si acclarino quelle condizioni che ci possano dare gioia nella nostra GIOIA.

(Foto di Massimiliano Trimboli)

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