Expert 728X90

In festa con tanto popolo di Dio, autorità civili e militari, di Polizia, associazioni e Confratelli sacerdoti e Parroci di Gioia. In festa con il coro che ha fatto sentire il canto vera animazione di preghiera. Grazie a tutti per la tanta voglia di stare insieme in preghiera per sentirsi in cammino come comunità di fede e giungere a maturare l’esperienza dell’agàpe. Grazie ai giovani e ragazzi dell’Oratorio che si sono avvicinati a San Francesco da Paola con molta spontaneità e profondità vivendo l’esperienza carismatica del Santo e comunicandola a tutti noi con creatività.

Cari giovani, è stato molto bello pregare con voi, con il vostro linguaggio: drammatizzazione, danza e canto. Avete affrontato i tre temi che hanno caratterizzato gli ultimi tre giorni della novena: perseveranza, fiducia e speranza, presentandoci San Francesco: l’uomo che sa e vuole scegliere, assumendosi tutte le responsabilità, che supera la paura di rimandare e delegare, anzi, invita a riappropriarci dell’autostima, a motivarci in ogni cosa credendo nei nostri sogni per poter vivere in armonia e felici. La figura di Francesco trasmette una autentica esperienza del divino facendo accedere all’amore di Dio l’unico che ci dà fiducia sempre e non viene meno. Anche il nostro rifiuto diventa per Dio una sfida essendo sommo amore. I ragazzi presentandoci San Francesco ci hanno detto con forza: “dobbiamo credere nel futuro divenendo persone di speranza, lungimiranti”.

Grazie a chi ha portato il peso dell’organizzazione essendo contingentati a motivo del covid 19. Tutto ha concorso per vivere la festa del nostro patrono della Calabria, dei pescatori e titolare della nostra Parrocchia. Mi è stato chiesto: “una festa in tono minore a motivo della pandemia?” Ho risposto: Assolutamente no. Anzi, devo dire che è prevalso il cammino spirituale di preghiera che ha iniziato a ricompattare la gente piena di paura e titubante a ritrovarsi insieme. Pur dovendo ammettere che la mancanza della processione del santo che passa per le strade della città e diventa benedizione, con la partecipazione di ragazzi, giovani adulti e famiglie intere si è sentita. Sono venuti meno canti, preghiera itinerante e segni che esplicitavano alcuni aspetti della vita del Santo in modo da conoscerlo sempre di più per imitarlo con lo stile che il mondo di oggi ci chiede per contrastare i mali che dilagano in tutte le direzioni.

La possibilità delle famiglie di ricevere la statua di San Francesco da Paola in casa durante la novena, ha supplito in parte la mancanza della processione. Varie famiglie hanno preso con tanta fede la statua del santo per ritrovarsi insieme a pregare in casa.

I poster giganti di San Francesco della nostra statua donati dalla tipografia Careri ci invitano ad alzare lo sguardo sul Campanile e sul frontale laterale della Chiesa per sentire costantemente la presenza, la benedizione e la protezione per tutta la Città.

La solenne Concelebrazione Eucaristica, da me presieduta, con la presenza dei Parroci, d. Natale, Signor Antonio e sacerdoti della città che ringrazio ancora una volta a motivo dell’intesa che si sta costruendo sempre più intensa nel camminare insieme, mi ha dato la possibilità partendo dalle letture della Quinta domenica dopo Pasqua di soffermarmi sulla Parola: “Io sono la vite e voi siete i tralci”. Ho ribadito che la parola chiave che richiama un comportamento costante è “rimanere in me”. Cioè non basta seguire Gesù, dobbiamo rimanere in Lui, nutrirci costantemente. Io in voi, ribadisce San Giovanni, e voi in me richiedendo in questo modo una fede attiva, perseverante che fa entrare nella dinamica dell’amore che è gratuità. Per non amare a parole, dobbiamo crescere nella relazione viva che Gesù spiega con l’immagine della vite e i tralci: Lui è la vite vera e il Padre è l’agricoltore, perciò chi non porta frutto lo taglia perché secca e quindi viene bruciato, ma chi porta frutto lo pota perché porti più frutto. Questo, genera un rapporto indissolubile tra noi discepoli e Lui. A questo punto mi sono chiesto quali sono le sorgenti e le mediazioni del “Rimanere”? Innanzitutto entriamo nell’ottica del cambiamento. La conversione, la correzione coinvolgono tutte le età.

La prima sorgente e mediazione è la Parola che purifica, rinnova, trasforma e porta frutto. La seconda sorgente e mediazione è l’ascolto credente ed orante. Essere non uditori ma ascoltatori credenti e credibili che si lasciano fecondare dalla Parola che diventa preghiera intima con il Signore della vita. L’ultima sorgente alla quale faccio riferimento, che è la sorgente delle sorgenti, è l’Eucarestia, presenza straordinaria di Gesù pane di vita che ci fa discepoli e ci rende capaci di ottenere quello che chiediamo. Entrando nell’esperienza spirituale di San Francesco colgo che da che è mondo, l’uomo perde costantemente Dio, il suo Creatore e Signore. La prima alleanza ci fa comprendere come Dio ama il mondo, le sue creature, create a sua “immagine e somiglianza”. Investe tutto per ridare la dignità con la quale ci ha pensati soprattutto dopo il peccato.

Noi perdiamo Dio per scegliere altri “Dio”, ma lui ci cerca e non si dà pace fin quando non ci intercetta e da “Buon e bel Pastore”, abbiamo detto, domenica scorsa ci riporta ai suoi pascoli ubertosi. Ma noi? Continuiamo come Adamo a giocare a nascondino, abbiamo vergogna, e Lui continua a cercarci e a chiamarci per nome: “Adamo… dove sei? Ma noi continuiamo a bleffare: Chi sei? “Cosa vuoi Signore? Non capisco, non c’è la faccio, non vedo, non sento e non ti riconosco.

Il Signore incalza nella vita quotidiana e continua a proporsi in mille modi diversi per dirci che ci ama come siamo, punto di partenza per qualsiasi conversione. Ma la nostra resistenza e la “dura cervice” non ci fanno smuovere, ci rendono insensibili e cultori sempre più del mondo in cui predomina il disvalore, l’edonismo, la malavita, il male affare e l’apparire che prevaricano sulla trasparenza, sul bello, sul buono e sull’essenziale della vita vera.

San Francesco ci presenta uno stile di vita eremitica con una sequela evangelica radicale: preghiera, povertà e distacco dal mondo, lavoro manuale e vita austera e sobria che si traducano in contemplazione, astinenze e il digiuno. Francesco viene definito contestatore del suo tempo. La scelta della grotta una risposta alle prerogative del mondo: concupiscenza, corruzione, gravissima decadenza morale in dissolutezza e lussuria.

Francesco propone con il suo stile di vita interiore, il primato di Dio che non è fuga dalle cose del mondo ma risposta. Egli viene definito illetterato, povero di scienza, ma con uno stile di vita e di personalità virtuosa che incide ed attira la gente. Si presenta uomo umile, sottomesso, disponibile al servizio e al sacrificio, all’accoglienza e alla ospitalità e attento ai bisogni e alle necessità. Mostrava capacità di relazioni alla pari e trattava i suoi interlocutori con spontaneità e immediatezza, manifestando molta naturalezza, spontaneità e dialogo. La sua forte capacità di comunicazione lo rendeva straordinario e disponibile a tutto e a tutti con una forza di convocazione di tutte le categorie di persone compiendo prodigi, guarigioni e veri miracoli.

Abbiamo chiuso la Celebrazione augurandoci che San Francesco da Paola possa continuare oggi a raggiungerci per condurci all’incontro con il Signore della vita e ai fratelli tutti. L’unico impegno che rimane è che se vogliamo cambiare il mondo deve ognuno di noi impegnarsi a cambiare sé stesso.

More in:Società