Teatro

Il teatro non morirà mai!

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George Bernard Show diceva: “Il teatro è una guida per le coscienze, una fucina di pensieri, il commentario della condotta sociale, una corazza contro la stupidità e l’ignoranza e un tempio per l’elevazione dell’uomo”… a tutto questo abbiamo rinunciato a partire da marzo 2020, a questo continuiamo a rinunciare a oltranza, nonostante, nel breve periodo di apertura teatrale della scorsa estate, il teatro si sia dimostrato estremamente virtuoso, non solo da un punto di vista strettamente culturale (come sua peculiarità) ma anche da un punto di vista sociale, poiché con oltre 250.000 spettatori, si è verificato un solo caso di contagio. Virtù dunque come struttura portante, soprattutto per il rispetto delle regole. Il teatro porta in sé il senso profondo della disciplina, della gerarchia, dell’attenzione, della meticolosità proprio perché suo è il compito di arrivare alle corde sensibile dell’individuo, oltrepassandone la parte conscia, e spingere verso una maggiore autoconsapevolezza e coscienza collettiva, così come collettivo è il fenomeno di suggestione emotiva che rappresenta.

Il teatro è socialità, il teatro è incontro, il teatro è scambio di idee, il teatro è divulgazione di pensiero, è scardinamento di credenze limitanti, è superamento dei limiti, è anche lo strumento didattico del quale molto spesso ci sia avvale, attraverso laboratori dedicati, per trasferire insegnamenti anche non finalizzati alla messa in scena, è il riflesso delle azioni quotidiane che poniamo in essere e delle quali siamo spesso inconsapevoli perché frutto di pensieri atavici, abitudini consolidate e condizionamenti mass-mediatici oramai inconsciamente acquisiti. Quindi sì, il teatro è presa di coscienza di sé, dunque sì, il teatro è libertà!

Alla luce di questa lunga premessa, il perché l’assenza del teatro sia drammatico si evince da sé, drammatico non solo perché manca il lavoro a tutti quelli che di teatro vivono anche in senso economico, ma proprio perché in una crisi dei fondamentali della civiltà come quella che stiamo attraversando, nella grande disgregazione manca il teatro a unire, nella grande impotenza manca il teatro a dare forza, nel grande dolore manca il teatro a guarire, nella grande solitudine manca il teatro a salvare.

C’è da dire che pur essendo sempre stato la spina nel fianco del potere, ad ogni latitudine, il teatro esiste e resiste, con tempi di sofferenza e declinazioni di immoralità, ma il fuoco sotto la cenere non ha mai smesso di divampare, e ancora brucia senza consumare. Il teatro nasce cinquecento anni prima di Cristo, supera le ere e si impone in ogni epoca, non teme certo la sua estinzione, si farà strada come fa il sangue quando si ottura una vena e ne allarga un’altra pur di fluire, ma certo la sospensione della bellezza, della necessaria critica sociale, del pensiero alternativo non ci lascerà indenni. Si dovrà forse iniziare daccapo, gettando nuove basi di comunicazione e linguaggio per potersi esprimere, ma nessun ardore sarà mai spento, non si chiamerebbe teatro altrimenti, ma approssimazione.