
Nel variegato orizzonte della partecipazione democratica giovanile, continua a essere piuttosto considerevole l’atteggiamento di adesione alle associazioni culturali. Una prossimità, questa, che tra l’altro sembra coincidere con la diffusa percezione che si ha dell’impegno all’interno dei partiti, non raramente osservati da posizioni di diffidente distacco, in modo particolare nel momento in cui diventano apparati, perdendo progressivamente quella funzione di filtro fra i cittadini e gli assetti istituzionali. Ci troviamo di fronte a un fenomeno per molti versi interessante, in modo particolare se lo slancio a prendere parte ai sodalizi favorisce ambiti d’identificazione e di progettualità, generanti forme di radicamento nel territorio di appartenenza, capaci d’incoraggiare una rinnovata e critica attenzione al sistema politico.
Bisogna tuttavia ammettere che nelle nostre realtà l’associazionismo di per sé non rappresenta – salvo talune eccezioni – una consapevolezza generatrice di spirito civico, dal momento che si rivela come un astratto e autoreferenziale affaccio sul sociale, pensato e condiviso come uno spazio segregato e idealizzato, appunto per questo lontano da ogni tentativo d’influenzarlo. Allo stato attuale è d’altra parte possibile desumere una certa difficoltà a strutturare la vita associativa nei termini di un’attiva e corresponsabile mobilitazione – che ovviamente trovi espressione relazionale sul campo, oltre che nel pervasivo ambito dei social media – mentre più visibile è la tendenza a confinare l’impegno in un orizzonte collaterale e ostinatamente normale. In definitiva appare alquanto complesso parlare di associazionismo giovanile, se la strutturazione delle iniziative non agita la società civile, grazie a uno sforzo volto a problematizzare i grandi temi del dibattito pubblico.
È d’altra parte tale modello che consente d’intervenire attivamente, per contestualizzare le stesse questioni all’interno del sistema politico e amministrativo – apprendendone il funzionamento e divenendone interlocutori – per rivendicare la condivisione dei processi di formazione di programmi e decisioni. Si tratta di un argomento di notevole importanza, visto che da esso passano gli aspetti costitutivi della qualità della democrazia, oltre che una non convenzionale e non sottovalutabile dimensione partecipativa dell’associazionismo, capace di convertire l’agire politico in promozione e creazione di cittadinanza responsabile.