
Sono trascorsi alcuni decenni e ora mi trovo a fare il bilancio della Scuola come l’ho vissuta io, come si presenta e quali per me saranno le sue linee future.
Anzitutto, penso e comprendo che la Legge Casati/1859 sia stata un bene per la nostra Nazione: la stessa Legge Coppino/1877 è stata un trampolino di lancio verso le altre fasi scolastiche che recano il culmine della legislazione posteriore e quindi anche dei programmi nazionali della scuola primaria ispirati alla Legge Falcucci che mena il vanto per l’incremento dell’Istruzione che oggi impera.
Se ben ricordate l’operato della ministra, esso è stato sempre onnipresente per la causa scolastica. Gli stessi managers a loro tempo designati risultano prodromici a tutte le fasi dell’educazione del bambino. Ogni insegnante avrebbe qualcosa da dire e da dare quando lascia l’isola di quella Istituzione che oggigiorno educativa non è per quello che ci veicola mamma tv.
Ecco: la Scuola per me inizia a Rizziconi, poi a Polistena, a Rosarno quindi a Gioia Tauro prima quartiere Tre Palmenti e di poi Plesso Paolo VI (centro città). Ovunque per merito ho elaborato idee e sofismi per far primeggiare sempre il fanciullo. Questo è il segreto della mia pedagogia che rappresenta per riassunto la pluralità delle ideologie che s’incarnano nella storia dell’oggi e del domani.
La Falcucci al centro delle dispute pedagogiche degli anni ‘80 non tradisce se è vero come è vero che animò la stesura elaborata dei suoi programmi sostituiti a margine col piano d’istituto; eccovi una nota: la scuola di allora guidata da una “illustrissima signora” spiega tutto ma non la parola “frottage” che quale peperoncino didattico costella i citati programmi.
Se consideriamo queste linee educative possiamo essere sicuri che anche il presente storico della nostra Scuola corrobora la fenomenologia di ogni vissuto storico che non si arena mai.
I campi di studio sono diversi e pur in battaglia aderenti alle diverse fasi evolutive.
Non si può pretendere di spiegare il futuro pedagogico con il metro e la misura del presente.
La didattica pare sepolta e vanificata o meglio messa in luce da quello scritto del Papini del 1902 “Chiudiamo la scuola” che l’incalzare di ben pensanti e attori del giorno supera e vince sugli artifici di questo “Bailamme”. Questo perché l’insegnante in quiescenza difatti tale non è: la sua unica fiaccola è capace di accenderne dieci/cento/mille senza perdere alcunché del suo primitivo splendore.