
EPISTULA IV
VINICIO VEL DE ORATORIBUS
FUDIT EVANGELIO NUNTIATO
IRRIPUIT UT PUGNARENT OMNES
CHRISTIANI VERITATEM EVELLERENT
EPISTOLA V
SUM TECUM IN ORATIONE VERBUS
DOMINI ANNUNTIATE AD COLLIGEDAM
RUINAM ET IN PRIMA HORA (H.11,00)
VICISSITUDINEM LOCI NATURA ET PRAEMIA
Sono stato nella biblioteca Curiale di Pordenone per rendermi attivamente capace di ricerca sul “De Opificio Dei” di F. C. Lattanzio e invece mi sono imbattuto nelle due Epistulae Mariane sopra riportate, di cui una è sicuramente autentica e credibile.
La mariologia nata nel 1611 per l’operatività di Placido Nigido non nega altresì altre scienze che ad essa s’ispirano come la “letteriologia” e la “giuseppologia”. E questo non solo per omaggio dovuto oggi alla Teologia Mariana che ancora ha motivo di doversi inchinare come la Croce di Gioia Tauro che canta il Peana di Risurrezione.
La Madonna nella Simbologia Teo-Teleologica è l’emblema della Chiesa operativamente apostolica e attiva: è Lei “EPISTEUSA” che guarda avanti e pensa per il futuro ma le due lettere qui esaminate hanno un quid “Aeternae Salutis” che prova riscontro nella V allorché Lei perora la nascita di Gesù.
La sua vita privata e pubblica, la passione, la morte e la Risurrezione con l’Ascensione al Cielo di Cristo suo figlio sono ulteriori prove del Dogma Cristiano.
Questo è il Vangelo che ci meritiamo volto all’eterna nostra salvezza (IV) epistula. Le due lettere qui esaminate trovano vis significativa nell’anzidetta Biblioteca Curiale di Pordenone e i relativi mss (manoscritti) sono alquanto eloquenti: da lustri eravamo alla loro ricerca e noi abbiamo visto i preziosi incunaboli allorché abbiamo visionato e riscontrato i carteggi documentari del “De Opificio Dei” di Lattanzio (terzo secolo) che ce lo ha confermato.