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Le origini di Briga

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Come per gli altri casali del Valdemone, anche di Briga non sappiamo il periodo esatto in cui è sorto. Gran parte della storiografia tradizionale fa risalire l’origine dei casali collinari al periodo delle incursioni saracene, allorché le popolazioni rivierasche si rifugiarono tra le colline e strette valli fluviali per sfuggire ai pericoli frequenti derivanti dal prolungarsi delle ostilità tra Bizantini e Arabi nel Valdemone. Siamo nella seconda metà del sec. X d.C. quando Messina cadde in mano ai Musulmani, e di lì a poco anche le ultime roccaforti di Taormina, nel 962, e Rometta, nel 965, furono conquistate dagli arabi dopo aspri combattimenti. Secondo il mio parere, c’è stato però un periodo, diciamo così, di gestazione o processo di formazione durato qualche secolo.

Durante questo tempo, la popolazione della marina di Briga, chiamata cala S. Paolo, nobilitata dalla tradizione dello sbarco e predicazione di S. Paolo, di giorno si dedicava alla pesca, abitando in ricoveri provvisori, a sera si ritirava all’interno della valle allora priva di strada di accesso, iniziando a costruire strutture abitative, che poi divennero definitive, nell’attuale sito di Briga Superiore, forse nella parte occidentale e alta del villaggio più inaccessibile e, nello stesso tempo, più distante dal torrente per evitare i pericoli derivanti dalle inondazioni e dalla malaria, malattia infettiva presente non solo a Briga fino all’inizio del 1900, tanto che in un’insegna posta sul tabacchino del paese, fino a circa 30 anni fa, campeggiava la scritta: “Qui si vende il chinino di Stato”, una medicina usata contro la malattia sotto forma di sali.

Il tabacchino e servizio telefonico pubblico ubicati in via S. Giorgio, erano gestiti dalla titolare, sig.ra Giardina Giuseppa (donna Peppa), vedova della prima guerra mondiale, coadiuvata dalla sorella Giovanna, rimasta nubile.

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