
Carissimo Domenico,
ho letto con attenzione e molto interesse motivi e considerazioni in ordine al progetto editoriale da concretizzare in un mensile intestato “Al di là dello Stretto” a partire dall’aprile di quest’anno.
Ogni nuova testata ha sempre alle spalle una gestazione lunga, complessa, impegnativa e parte sempre come sfida aperta al futuro, al nuovo, all’improbabile, Se pure si raccolgono adesioni incoraggianti e l’indispensabile appoggio finanziario, l’evolversi della sua storia, cioè dell’accoglienza, sviluppo e continuità esige una capacità di lavoro serrato, di reattività vincenti su imprevisti, di intercettazione, assorbimento o scarto delle varie novità che si presentano.
In pratica: dal direttore responsabile – se non coincide con quello editoriale – si esige grande onestà nel discernere ciò che corrisponde alle finalità della linea e dei principi da portare avanti. E non sempre questo è facile, Le firme da ospitare godono, con ogni evidenza, della sua personale stima se le chiede o se le accetta. Se lavora con un Comitato di redazione, una volta impostati rubriche e palinsesto, egli è chiamato ad assicurare qualità dei contenuti e organicità dei servizi, un filo che il lettore attento e non sprovveduto coglie subito ad ogni uscita e, poi, nel tempo.
Occorre coltivare in permanenza quella sapienza che si addice – e per questo è una virtù anche umana – alle cose buone e belle, che il mensile vuole perseguire.
E ciò diventa un incentivo per una linea alta, di cui c’è bisogno, molto bisogno.
Viviamo in un territorio “Al di qua dello Stretto” che i social contribuiscono a far conoscere nel seguire gli eventi e narrarli. Ma tutti gli eventi, non solo e sempre solo quelli la cui segnalazione è troppo troppo facile descrivere per il pronto materiale a disposizione. Molti altri richiedono un’applicazione di ricerca e di pensiero, a volte di lunga elaborazione, individuando e privilegiando aspetti lontani dagli scoop.
Tutto ciò che un territorio ha di bene non è meno interessante delle ombre, dovunque presenti nel mondo. Senza alcun dubbio, è molto più formativo far conoscere eccellenze e qualità che aiutino a dare una visione più completa ed organica a coltivare motivi di stima, di sostegno, di stimolo, di apprezzamento incentivante, ma anche alla lunga più gratificante.
Solo in tal modo la stampa, soprattutto locale – quotidiana e periodica – assolve a una grande funzione di mediazione educativa, e quindi di sviluppo di mentalità positive, oneste, orientate e decise al bene. La tua non breve esperienza “di cronista di strada” questi rilievi certamente ha già valorizzato. Ora hai carico di responsabilità maggiore e – perché no – anche una molla propulsiva a farla diventare materia di relazione perché la comunità scopra a tutto tondo e respiri a pieni polmoni il bello del bene. È un contributo apprezzabile per la costruzione e la cultura di una coscienza della cittadinanza di cui si avverte forte il bisogno.
Vorrai accogliere queste riflessioni, quasi sottovoce e confidenzialmente, perché frutto di chi in questo campo ha lavorato per ben otto anni, entrando in un mondo affascinante, ma anche irto di difficoltà.
Al presente, nel servizio che svolgo come pastore della Chiesa di Oppido Mamertina-Palmi, le confermo pienamente. Per questo auspico lunga vita alla nuova testata, che va ad affiancare quelle che nelle nostre zone, soprattutto tra fine Ottocento e primi decenni del Novecento e, a tratti più o meno continui, nel corso del secolo hanno svolto un ruolo di notevole importanza nell’accompagnare lo svolgersi degli eventi, affidare la testimonianza al futuro, esprimendo vivacità e intelligenza dei tempi e dei luoghi dove sono sorti.
Auspicio di ogni bene, con apertura, se ritieni di doverla richiedere, di qualche collaborazione.
Francesco Milito
Vescovo di Oppido Mamertina-Palmi