Società

L’uomo nemico di sé stesso

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Cosa si definisce: nemico. Un atteggiamento, un’incompatibilità, una funzione ostile, una smania avversa alle normali consuetudini. Nel linguaggio religioso il Nemico è il diavolo. Nella natura umana, tutto ciò che risulta indefinibile è nemico. La sorte, la guerra, la fretta, la grandine, l’odio e le malattie. Nemici lo sono state le fiammate epidemiche come peste, vaiolo, tifo, influenza, tubercolosi, colera, che decimavano popolazioni ed eserciti, cambiando il corso della storia; gli invasori; gli eventi naturali; la malvagità e la cattiveria. Storicamente vinti con l’intelligenza, la conoscenza, la disponibilità. Quando l’uomo si trova a dover affrontare nemici come epidemie e pandemie, cosa faceva e cosa fa? Gli unici metodi di lotta erano prevenzione e isolamento, per impedire la diffusione del contagio; questi due elementi hanno costituito fino alla fine dell’Ottocento una tenue barriera alla diffusione. Alla fine del Settecento vengono introdotte le prime vaccinazioni e rese obbligatorie a partire dall’era napoleonica. Si costituisce anche la “polizia sanitaria”, proposta da Johann Peter Frank (medico e igienista tedesco), che mira a definire, coordinare un insieme di leggi, regolamenti per controllare l’igiene pubblica, degli alimenti, dell’aria e l’acqua; migliorare le condizioni abitative, del lavoro e provvedere a regolamentare l’urbanistica e la pavimentazione delle strade, eliminando i ristagni. Nasce una nuova collaborazione tra medici, ufficiali sanitari, uffici di igiene. Si diffonde l’uso di opuscoli per l’informazione e la guida ai cittadini, con linguaggio semplice e messaggi facili da attuare. I metodi usati si possono riassumere così: utilizzo di disinfettanti, pulizia, aereazione degli ambienti, purificazione per combattere germi da materassi, tappezzerie, ambiente. Successivamente, nella società moderna nel rapporto malato-medico-malattia (sono le tre “M” del triangolo ippocratico). Cambiano le strutture sociali e subentrano: sanità-salubrità-sicurezza le tre “S” di Georges Canguilhem (filosofo e epistemologo francese). Dagli anni ’50 agli ’80 si scoprono e si utilizzano i vaccini per malaria, poliomielite, difterite, tetano, meningite, si riducono le mortalità per tubercolosi e altre malattie batteriche. Ma le malattie infettive sono debellate? Alla fine del 20° secolo l’ottimismo suscitato dagli obiettivi raggiunti, è rimesso in discussione, con le malattie dette “di degenerazione” (malattie cardiovascolari, cancro e malattie croniche). Emergono nuove pandemie: AIDS (HIV virus dell’immunodeficienza umana), malattia infettiva mortale; epidemie da virus Ebola; Denque (o febbre emorragica). Gli spettri e le paure millenarie di un’infestazione totale e la fine dell’umanità si diffondono con l’aumentare dei virus mutanti e pandemici. Nell’ottica pasteuriana, una malattia epidemica è il risultato dell’interazione o equilibrio di una relazione ecologica fra tre attori principali: le popolazioni, gli altri esseri viventi, l’ambiente (fisico e geografico). Più precisamente, l’epidemiologia di una malattia infettiva è il risultato della virulenza e della trasmissibilità dell’agente causale (legata ai meccanismi di infezione, all’efficacia del vettore, alla velocità di trasmissione) e della resistenza dell’ospite (genetica o immunologica). Pasteur sosteneva la vaccinologia, il cui principio si basa sull’attenuazione della virulenza di un agente infettivo, con lo scopo di ottenere una “variante” inoffensiva, da utilizzare come principio immunizzante. La più recente pandemia si chiama Covid – 19 / Sars -coV2. Bisogna chiarire che il coronavirus SARS-CoV-2 è un ceppo virale appartenente al sottogenere Sarbecovirus, della sottofamiglia dei coronavirus (Orthocoronavirinae), responsabili di patologie che vanno dal raffreddore comune a malattie più gravi come la sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e la sindrome respiratoria acuta grave (SARS). I coronavirus sono una vasta famiglia di virus, ma solo sei (229E, NL63, OC43, HKU1, MERS-CoV, SARS-CoV) erano precedentemente noti per la capacità di infettare gli esseri umani. “La maggior parte delle persone che contraggono il virus sviluppa sintomi lievi o moderati e guarisce senza aver bisogno di particolari cure. Trasmesso attraverso le goccioline prodotte dalle persone infette quando tossiscono, starnutiscono o espirano. Queste goccioline sono troppo pesanti per restare sospese nell’aria e si depositano rapidamente a terra o sulle superfici. Si può contrarre l’infezione respirando il virus se ci si trova nelle immediate vicinanze di una persona affetta da COVID-19, oppure toccando una superficie contaminata e poi toccandosi gli occhi, il naso o la bocca”. Così ci è stata presentata la malattia prima che si parlasse di “pandemia”. Già, non si dica che è una banalità, un’“influenza atipica”; bastano gli accorgimenti sopra citati e ne verremo fuori senza troppi danni. Troppi danni, cosa significa? Inoltre, l’immunologo non è un mago né un veggente. È un medico a cui servono dati certi, studio, sperimentazione. Cosa dobbiamo fare? Dimostrare intelligenza; riconoscere che siamo essere comunitari, come tali responsabili gli uni degli altri; attenersi alle regole; avere fiducia in chi mette in gioco la propria vita per poter salvare l’umanità da un nemico invisibile (non possiamo prenderlo a pugni) e furbo (esso lotta per sopravvivere). Dobbiamo fare attenzione alle trasgressioni per non diventare nemici di noi stessi, infrangendo le regole.

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