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Mons. Giuseppe Cognata: calvario e resurrezione di un grande salesiano

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Giuseppe Cognata nacque ad Agrigento il 14 ottobre 1885 da una famiglia benestante. Il padre Vitale era un brillante avvocato, iscritto alla Massoneria, la madre, Rosa Montana, era invece molto religiosa e, accortasi della vocazione del figlio, quando aveva 12 anni riuscì a farlo iscrivere presso il Collegio San Basilio di Randazzo (CT), primo istituto dei salesiani in Sicilia. Il 5 maggio 1908, Giuseppe emise la professione perpetua nella famiglia salesiana a San Gregorio di Catania (CT) nelle mani del Rettore Maggiore Michele Rua e il 29 agosto 1909 ricevette ad Acireale (CT) l’ordinazione sacerdotale. Cognata in questo periodo era già laureato in Lettere e Filosofia presso l’Università di Catania e fu subito inviato ad insegnare prima in Sicilia e poi in altre case salesiane del Veneto e delle Marche. Quando scoppiò la Prima Guerra Mondiale, fu costretto ad arruolarsi, ritornando in Sicilia come soldato, in fanteria, a Trapani. Alla fine della Guerra, proprio a Trapani fondò e diresse la prima opera salesiana della città, facendo sorgere dal nulla una chiesa dedicata a Maria Ausiliatrice. Eccezionale e carismatico; i superiori lo nominarono direttore a Randazzo, a Gualdo Tadino in Umbria, a Roma al Sacro Cuore, presso la stazione Termini. L’11 marzo 1933, a 47 anni, venne eletto da Papa Pio XI vescovo di Bova (RC).

Entrato nella diocesi calabrese, comprese ben presto le enormi difficoltà economiche e sociali. Infatti, la maggior parte della popolazione era dedita all’ agricoltura, analfabeta e ignorante anche nella formazione cristiana. Scarso il clero locale così come gli Ordini religiosi. Mons. Cognata volle accertarsi di persona sulle condizioni miserevoli di vita dei suoi fedeli e sopra un mulo si recò nei diversi paesini montani della diocesi, per confortare, conoscere e, soprattutto, capire come migliorare le cose concretamente. Chiese consiglio all’arcivescovo di Reggio Calabria, Mons. Carmelo Pujìa e così tre giovani ragazze, desiderose di seguire la vita consacrata all’ideale salesiano, divennero l’8 dicembre 1933 le prime suore della Congregazione Salesiane Oblate del Sacro Cuore. Questo istituto religioso si specializzò ben presto nell’ educazione dei bambini e all’ assistenza dei poveri. Fu un tripudio di vocazioni e furono fondate in breve tempo altre case in Calabria, Sicilia e nel Lazio.

In seguito, contro di lui arrivarono calunnie che lo costrinsero a portare una dolorosa croce per molti anni. Calunnie che scaturirono dai fatti di Casalbruciato (Roma), dove a Villa Fassini, dimora del barone Alberto Fassini Camossi, imprenditore eclettico originario di Moncalvo (Alessandria), delle suore arrivate in missione furono irretite dalle arti del proprietario. Mons. Cognata chiuse subito la missione e contro di lui si scatenò la vendetta del barone, peraltro vicino al regime fascista. Il 5 gennaio 1940 gli venne comunicata la sentenza di condanna: rimozione da vescovo di Bova, sospensione perpetua dall’ordine episcopale, destituzione come fondatore delle Salesiane Oblate del Sacro Cuore con la proibizione di ogni contatto. Inoltre, non potette più esercitare il suo ministero episcopale.

Andò a vivere con i confratelli salesiani prima a Trento, poi a Rovereto (1941-1952) infine a Castello di Godego (Treviso) dal 1952 al 1972, accettando il suo nuovo stato di vita come compimento di un voto fatto a Dio per ottenere la grande grazia della conversione di suo padre. Grazia che ottenne perché suo padre ritorna alla fede!

Per 32 anni, fino alla morte, Mons. Giuseppe Cognata visse nel nascondimento, nella preghiera, nell’umile e fecondissimo lavoro sacerdotale, soprattutto di direttore spirituale, in perfetta oblazione sacrificale di sé, come Gesù sulla croce. Ma nel 1962 il papa Giovanni XXIII lo riabilitò nell’ordine episcopale e Mons. Giuseppe Cognata partecipò al Concilio Vaticano II. Il 29 gennaio 1972, l’Istituto da lui fondato ottenne il pieno riconoscimento pontificio, una grande gioia per lui. Subito venne invitato a Roma, per festeggiare il suo riconoscimento come Fondatore. Da Roma si recò a Pellaro, là dove 40 anni prima era nata la sua Opera. A Pellaro morì il 22 luglio 1972. Le sue spoglie oggi riposano nella casa generalizia delle Suore Salesiane Oblate del Sacro Cuore a Tivoli (RM).

Dopo la sua morte, furono tanti i segni attribuiti alla sua intercessione, tanto che i vertici salesiani inoltrarono un’istanza di autorizzazione all’introduzione della causa di beatificazione. Per moltissimi anni l’iniziativa non ebbe esito felice. Ma nel marzo 2015 un gruppo di giuristi cattolici reggini studiò meticolosamente la vicenda, pervenendo così alla chiara e incontestabile conclusione dell’assoluta innocenza di Mons. Giuseppe Cognata. In seguito, tutta la documentazione è stata presentata a Papa Francesco, nel 2016.

Il 15 aprile del 2020, la Congregazione delle Cause dei Santi ha annunciato che il santo Padre Francesco ha dato il suo consenso all’apertura della causa di beatificazione di Mons. Giuseppe Cognata, S.D.B., vescovo di Bova. La notizia arrivata nel pieno della pandemia causata dal Covid19 è stata accolta con grande gioia dalla Congregazione delle Salesiane Oblate, da tutta la famiglia Salesiana e da numerose comunità ecclesiali nel mondo.

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