Territorio

Per un piano di recupero urbano del Piano delle Fosse di Gioia Tauro

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L’antico “borgo” del Piano della Fosse, formatosi verso l’anno mille, è stato oggetto di molti studi in passato. Il borgo ha origini medievali, nei secoli ha variamente cambiato nome (“Zoa”, “Joha”, “Geolia”, “Gioi”, “Gioia”) e ha fatto parte, tra gli altri, dei feudi delle famiglie Loria, Saraceno, Grimaldi, Serra. La sua evoluzione urbana, formatasi in quattro epoche diverse, risulta essere il primo nucleo abitativo della città nato dopo la colonia greca Metauria.

Il centro storico, situato su un’altura di 30 metri dal livello del mare, è circondato da cinta muraria con torri semicircolari d’avvistamento del secolo XVI e XVII di cui la torre più conservata oggi è chiamata “Torre Don Giacomo”. La strada principale che attraversa il borgo è via Roma (antico asse decumano). Qui oltre alle abitazioni, un tempo esistevano anche le botteghe degli antichi mestieri; finita questa via troviamo la piazza Silipigni dove si intersecano vicoli e viottoli per poi immettersi nel cuore del “centro”. Sulla via Roma troviamo lo storico palazzo Baldari, un tempo sede della gendarmeria borbonica, successivamente stazione dei carabinieri e poi, a metà degli anni Novanta, acquistato e restaurato dal Comune per adibirlo a Biblioteca comunale e a Museo archeologico. Nel largo affaccio “Antonio Barone” troviamo il busto del caporale e sul lato opposto la chiesa di Sant’Antonio che un tempo è stata anche la Chiesa Matrice della città (ricostruita dopo il terremoto del 1908); il palazzo Tripodi, uno dei pochi edifici con il suo ingresso a corte, e ancora il palazzo Sant’Ippolito (sede dell’ex Municipio).

Ma la cosa molto bella e affascinante, poco conosciuta, è la “Gioia sotterranea”. Il sottosuolo del borgo presenta infatti cunicoli e stanze sotterranee, realizzati tra il 1500 e il 1600. Questa era una vera città sotterranea utilizzata durante il periodo delle invasioni saracene e spagnole. Questi cunicoli un tempo erano tutti collegati in rete, molti adesso non sono accessibili per crolli o materiali di risulta, mentre all’epoca invece venivano usati per il passaggio di persone.

I pozzi sono “fosse” profonde quattro-cinque metri. Anticamente, oltre a quelle pubbliche, vi erano altre private adibite alla conservazione del cibo. Da qui il borgo prese il nome di “Piano delle Fosse”. Oggi purtroppo questo borgo, pur essendo nella parte centrale della città, è poco frequentato e specialmente nei vicoli, nelle vie, nelle calette e nella cinta muraria si nota molto degrado e incuria. Ecco perchè si deve fare presto per elaborare una proposta di un Piano di Recupero Urbano (PRU) per conservare meglio il Borgo della città.

La mia esperienza universitaria con il corso di progettazione del Paesaggio Urbano mi ha portato a scegliere come “caso-studio” proprio il Piano delle Fosse. Tale ricerca ha prodotto una proposta di PRU per il borgo di Gioia Tauro, alla facoltà di Architettura dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. In questo percorso sono stato guidato dall’architetto Carmelo Raco e dallo storico Mimmo Lucà, studiosi già noti nel campo delle conservazioni architettoniche.

Da qui sono partito con i primi elaborati delle tavole di analisi: evoluzione urbana, cuniculi e stanze sotteranee, accessibilità, pieni e vuoti urbani, polarità e servizi, etc. per poi giungere agli interventi progettuali. Ho cercato di valorizzare al meglio questa proposta mettendo in evidenza tutti gli angoli del Borgo soggetti al degrado ambientale.

Gli interventi progettuali del PRU sono: la sostituzione del cemento battuto lungo le vie e i vicoletti che devono essere riguadagnati agli antichi splendori di un tempo, sistemandoli a ciottolame; pavimentare via Roma in basole (ciappe) di pietra granitica di Calabria disposta a “spina di pesce”; interrare gli orrendi cavi elettrici aerei che rovinano l’estetica delle facciate; salvare il salvabile dei prospetti architettonici degli antichi palazzi e delle case; valorizzare il pendio della vecchia cinta muraria attraverso un progetto di un percorso pedonale con giardino terrazzato a gradoni; ristrutturare tutte le piazze e piazzuole presenti, molte delle quali ottenute da demolizioni e crolli di case; progettare un nuovo sistema di viabilità a valle con la realizzazione di una nuova strada di collegamento tra via dei Gelsomini e via Sofia Alessio con annessi parcheggi e aree di sosta; istituire nel borgo la “zona a traffico limitato” ZTL; ristrutturare tutti gli accessi pedonali, anche nelle scalinate; ripristinare tutti i bassi di via Roma per riaprire le botteghe artigianali come un tempo; valorizzare e mettere in sicurezza il vasto patrimonio storico-archeologico della “Gioia sotterranea”; creare un chiosco di informazioni turistiche in una piazza del borgo.

Questi sono gli obiettivi affrontati come “caso-studio”. Mi auguro che al più presto la valorizzazione e il recupero urbano diventino fattibili, per rivivere non più un sogno ma una realtà.

 

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