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Nemmeno Agatha Christie avrebbe potuto immaginare e scrivere un giallo come quello che riguarda la piccola Denise Pipitone, sequestrata il 1 settembre 2004 davanti casa a Mazara del Vallo, in un giorno in cui nei paraggi era in corso di svolgimento il mercato ambulante settimanale.

Figlia dichiarata all’anagrafe da Piera Maggio e Tony Pipitone, il giorno del sequestro, la madre per agevolare le ricerche svelò essere la piccolina frutto di una relazione extraconiugale tra lei e Piero Pulizzi (oggi sposati) che da tempo si era separato da Anna Corona, sorella di un personaggio noto alle forze dell’ordine.

La coppia Pulizzi-Corona ebbe due figlie, Jessica e Alice, ed è proprio sulla prima che si concentrano gli investigatori, puntando sul fatto che le famiglie coinvolte non erano abbienti, quindi da escludersi un rapimento a scopo di estorsione. Esclusa anche la pista della pedofilia, perché in un paese ad alta densità mafiosa, al pari di troppe realtà urbane calabro-sicule, sarebbe stato difficile che non fosse saltata fuori la verità? Cosa rimaneva agli inquirenti, se non la pista passionale?

Jessica Pulizzi viene processata in primo grado, appello e Cassazione: assolta in tutte le tre fasi. In mancanza di prove, è evidente che l’iter sia da considerarsi indiziario.

Bisogna fare un salto di ben 17 anni per arrivare ai nostri giorni e scoprire, tramite Maria Angioni, ex pm che indagò sulla scomparsa della piccolina ed oggi è giudice del lavoro in Sardegna, che la casa di Anna Corona non fu perquisita da due carabinieri e due poliziotti che andarono nella residenza della donna, ma entrarono nell’appartamento sbagliato consapevolmente, perché la proprietaria di casa esponeva la foto di un congiunto venuto a mancare e che loro conoscevano, al punto di scambiare ricordi sulla memoria con la donna. Dunque, nessun dubbio di essere nell’appartamento errato. La magistrata si è detta costretta a cambiare investigatori perché tutti gli attori sapevano di essere intercettati e addirittura, fra gli inquirenti, ci fu chi disse ai togati di indagare così a fondo per finire in televisione e alla ribalta della cronaca. Ero fra gli ospiti della trasmissione “Ore 14” su Rai2, condotta da Milo Infante, e rimasi sbigottito davanti a tali dichiarazioni, ribadite anche su altri canali.

Un sordomuto, Benedetto Della Chiave, fu sottoposto ad interrogatorio e, con le proprie modalità, tra l’altro filmate dalla Procura della Repubblica, fece delle confessioni non capite dall’interprete ingaggiata dai magistrati. Cosa disse? Ha riconosciuto Denise da una foto, disse che la portarono in moto due uomini nel magazzino dove egli lavorava, uno dei due riccio e con il pizzetto, che la piccolina era infreddolita (dallo spavento e dalla spossatezza, visto che il clima era invece caldo, ndr) e fu accudita, cibata, fatta dormire e poi portata al mare, messa sottocoperta su una barca e portata via. Aggiunse Della Chiave, che se avesse potuto avrebbe sparato a questi due uomini, ma poi sarebbe finito in galera.

Un appuntato dei carabinieri, Antonino Maiale, che prestò servizio anche a Taurianova (RC) prima di approdare a Castelvetrano, si ritrovò sul parabrezza dell’automobile un biglietto che invitava i carabinieri a desistere dalle indagini, al punto che i familiari degli stessi militi furono sottoposti a discreta sorveglianza per paura di ritorsioni.

La signora Corona lavorava in un albergo e quel giorno una sua collega ha ammesso – dopo tempo – di aver firmato lei l’uscita in sua vece, per coprirla giacché uscì prima.

Dulcis in fundo, l’ex capo della Procura della Repubblica di Marsala, Alberto Di Pisa, a lungo sospettato di essere “il corvo” della Procura di Palermo, che inviava lettere contro Giovanni Falcone, di fatto assolto dall’accusa nel dicembre 1993 “per non aver commesso il fatto”, ammette davanti alle telecamere: “A prendere la bambina è stata la sorellastra, Jessica Pulizzi, per ragioni di rancore nei confronti di Piera Maggio, giacché il padre lasciò la famiglia per andare a convivere con lei”. In realtà non andò a convivere, ma ebbe la relazione dalla quale nacque Denise.

C’è tanto, ma davvero tantissimo, ancora da aggiungere su questo mistero, che annovera anche rom come possibili complici nella catena di responsabilità. Sempre Di Pisa aggiunge che, a suo parere, Denise è quella bambina filmata dalla guardia giurata a Milano, in compagnia di una rom, mai più ritrovata. Quest’ultima ipotesi potrebbe essere supportata da quanto dichiarò Behgjet Pacolli, famoso avvocato conosciuto dal grande pubblico italiano perché fu marito della cantante Anna Oxa ed anche presidente della Repubblica del Kosovo per un certo periodo di tempo. Ebbene disse di essere sulle tracce di Denise, detenuta secondo lui da rom, per poi sparire nel nulla.

Se Di Pisa e Pacolli avessero ragione, c’è da sperare che l’ormai ventunenne Denise sia viva da qualche parte.

Intanto gli avvistamenti di persone verosimiglianti continuano, accendendo nel cuore di Piera Maggio fuochi fatui, speranze e sofferenze indicibili.

L’avvocato della famiglia, Giacomo Frazzitta, ha parlato di lettere anonime credibili giunte al proprio recapito, fatto sta che al momento il caso Pipitone è da aggiungersi ai grandi misteri d’Italia, come la strage di Ustica, l’affaire Moro, le stragi di Capaci e via D’Amelio, le bombe di Bologna, Piazza della Loggia a Brescia e Piazza Fontana a Milano.

Su Denise noi continuiamo a tenere alta l’attenzione, perché la posta in palio è una giovane donna che ha il diritto di tornare a casa e lo Stato ha il dovere di riportarla, proprio perché “imputato” di depistaggio o incompetenza sul piano delle indagini e delle due ipotesi nessuna è meno grave dell’altra.

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