Territorio

Tremestieri, da villaggio a polo portuale e commerciale

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Ci sono luoghi che rievocano ricordi, persone, eventi. Raccontano di coloro che ci hanno preceduto e che hanno contribuito a creare l’identità di quei luoghi prima di noi. Se noi siamo in un determinato modo è anche a causa di chi ha abitato quei luoghi nel passato, lasciando tracce tangibili che testimoniano il loro passaggio. Parliamo, così, di un piccolo villaggio della zona sud di Messina, Tremestieri. E iniziamo a conoscerlo, partendo proprio dal toponimo. Noto sin dall’XI-XII secolo, indicava una località e non un centro abitato, alla foce della fiumara del torrente Larderia, dove vi era un approdo per le navi e una fornace di calcare. La sua origine è incerta, non abbiamo documenti ufficiali che tramandano il toponimo ma solo fonti letterarie. Alcune ipotesi spiegano l’origine: per la presenza di tre chiese; dal termine “Trémoustier” (antico francese) che indica luoghi abitati “al di là di un monastero”; da “Tre mestieri” forse tre tipiche e fiorenti attività artigianali; da “Trium misterium” ovvero le tre virtù teologali, fede speranza e carità. Nella cronaca di Goffredo Malaterra “Imprese del Conte Ruggero e del fratello Roberto il Guiscardo” (1098) leggiamo che il conte sbarca con 300 soldati, nel luogo “qui Trium Monasterium dicitur”; nel  Libro di Ruggero (1154) del geografo arabo Idrisi, leggiamo “Al Kanays at-Talat”, ovvero Le Tre Chiese. L’ipotesi più probabile è che derivi dalla presenza di tre monasteri abbastanza vicini che troneggiavano in tale circondario, forse di origine bizantina. Nel bellissimo libro di Ricoeur “La memoria, la storia, l’oblio” si legge: “i luoghi della memoria funzionano come indizi di richiamo luoghi restano come le iscrizioni, i monumenti”. E di monumenti che possano raccontaci la storia di Tremestieri ne sono rimasti ben pochi. Punto nevralgico e luogo di aggregazione di questa comunità è la sua chiesa, distrutta dal terremoto del 1908 e ricostruita, è dedicata alla Vergine e Martire Santa Domenica, originaria di Tropea, con la piazza e la torre campanaria che alla base riporta la data 1604; i resti, tracce di un glorioso e ricco passato, dell’abbazia di Roccamadore, fondata nel 1194, soffocati dal cemento in quanto inglobati parte all’interno di un condominio e parte nella Villa Mancini. Negli ultimi anni, il villaggio ha avuto un forte sviluppo commerciale, possiamo trovare negozi, supermercati, concessionarie. Simbolo principale è il centro commerciale inaugurato nel 2005. Dal 2006 è presente il porto utilizzato per il trasporto dei mezzi pesanti da e per la Sicilia. Attualmente, sono iniziati i lavori di ampliamento che prevedono la realizzazione di altre cinque invasature oltre le due già esistenti. I Trimistiroti, come tutti gli abitanti dei vari villaggi, hanno una ‘nciuria (soprannome). Sono chiamati “spattifica” (dividifichi). Perché? La storia vuole che un venditore di frutta, originario di Tremestieri, per arrivare al peso richiesto dal cliente divise in due un fico. Da qui, la ‘nciuria, a indicare una certa avarizia degli abitanti. Una comunità, quella di Tremestieri, vivace e dinamica anche nel campo culturale: come non ricordare le varie compagnie teatrali amatoriali, la mostra “Tremestieri nel tempo” che ha ripercorso storia, luoghi, persone; la serata in onore della donna intitolata “Donna, bellezza e dono”; il musical “Forza venite gente”. E proprio il teatro ha un ruolo importante. Nel territorio è presente una realtà indipendente: il Teatro dei 3 Mestieri.

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