Territorio

Un viaggio nella cultura nonostante tutto

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Queste righe saranno forse parziali, di parte, inutili: non me ne vogliate. Cercheranno, però, di non essere in alcun modo una lamentatio. Farò infatti in modo che siano un umile e avventuroso viaggio interiore nelle pene e nei dubbi di un progettista culturale nella terra fanalino di coda in Italia per consumo e accesso alla cultura. Dopo un anno e mezzo dal caso zero di Codogno, dall’inizio dei DPCM in diretta televisiva, le conseguenze della pandemia da Covid-19 iniziano a essere evidenti nel tessuto sociale ed economico del paese. Per chi, invece, ha dovuto affrontare le tristi avventure negli ospedali impreparati, per gli operatori del turismo e della cultura, per i vari percettori di CIG ritardatarie le conseguenze sono state chiare sin da subito.

Per esperienza diretta mi concentrerò su quel mondo sempre troppo poco interessato dalle politiche pubbliche e, seppur considerato dalle maggioranze “utile per formare una società”, poco frequentato e sostenuto: la cultura, che trova luogo nelle biblioteche, nei teatri, nei cinema, nei centri culturali e sociali, nelle accademie e nei conservatori: in quegli spazi ibridi che fondono più discipline e che a oggi rimangono fuori dalle normative. Era passato meno di un mese dal decreto che imponeva la quarantena obbligatoria a data da rinnovarsi e iniziavano ad arrivare le mail dei partner di progetto sparsi per l’Italia che comunicavano che le varie attività erano rimandate a un tempo imprecisato (se ai progetti di comunità manca la comunità è evidente che si possa fare ben poco). A questi si aggiungevano i tanti messaggi degli adolescenti frequentanti assidui di FaRo, Fabbrica dei Saperi a Rosarno (centro culturale che ospita la mediateca comunale “F. Foberti”), obbligati ad una didattica a distanza coraggiosa e inizialmente zoppicante, che chiedevano se almeno FaRo fosse aperto. La risposta era la solita: «anche la mediateca è chiusa, vi aggiorneremo». Immerso nella maratone di serie televisive, tra i libri parcheggiati sul comodino in attesa di un’attenzione e scoperte stupefacenti di dettagli mai osservati del tipo di marmo utilizzato negli arredi di casa mia, tra sessioni di autoerotismo man mano sempre più stanche e fredde e videochiamate con amici, parenti vicini e lontani e vecchi e nuovi amanti, i dubbi riguardo il lavoro che avevo scelto con entusiasmo e fatica si facevano sempre più ingombranti.

In un pianeta che è destinato a dimostrarci sempre più spesso le conseguenze delle malattie che gli abbiamo trasmesso, nel quale “distanziamento sociale”, “protezione individuale”, “persona fonte di contagio” sono diventate espressioni di uso comune, che senso hanno d’esistere i progetti e i luoghi della cultura, che per natura fanno dell’incontro e dello scambio emotivo e sentimentale la loro ragione d’essere? Questo interrogativo diventava ogni giorno più mostruosamente grande dinnanzi alle misure della giunta regionale calabrese, fresca di insediamento, che guardavano a modelli non più sostenibili per portata economica, contesto storico e reali impatti sui territori. Davanti al bando sui grandi eventi (bocciato il 13 luglio 2021 dal TAR Calabria), al magrissimo capitolo dedicato alla cultura del Documento di Economia e Finanza della Regione (tre milioni e mezzo in tre anni per le politiche e le attività culturali davanti ad una quota pari a 1.633.000€, poi ridotta di poco, spesa per l’emblematico corto di Muccino), al ritardo mostruoso nella pubblicazione delle graduatorie dei bandi sulle biblioteche e degli eventi regionali, il dubbio sulla mia capacità di resistenza stava diventando un tormento. Eppure un reticolo di realtà culturali regionali iniziava a riemergere dalla coltre che il combinato disposto di pandemia e politiche pubbliche aveva creato: nuovamente quell’energia che mi ha riportato in Calabria e che mi tiene ancora in questa terra ritrovava uno spazio d’azione. Dopo mesi passati a chiedermi se (ri)restare o ripartire, le prime riaperture e incontri felici suggellavano una decisione temporaneamente definitiva: è (anche) qui che continua il mio lavoro.

La voglia di una nuova partenza l’ho ritrovata nella passione di bibliotecarie che lavorano dentro e fuori alcune biblioteche della provincia di Reggio Calabria (dentro quella di Gioia Tauro con Tiziana Scarcella, che promuove un progetto fondamentale come “Nati per Leggere”; fuori con Sabrina Gatto, bibliotecaria preparatissima e sensibile che, nonostante la scelta del comune di Candidoni di chiudere un presidio culturale importante, continua a promuovere eventi ed attività coinvolgendo giovani e famiglie), l’ho rivissuta grazie alla nascita di un comitato che ha candidato San Ferdinando alla biennale internazionale “Countless Cities” (organizzata dalla realtà Farm Cultural Park di Favara) e per merito di DRACMA Centro spe-rimentale d’arti sceniche, luogo di teatro, produzione e residenze artistiche che ha sede a Polistena e che ha mantenuto un faro acceso ospitando tre compagnie teatrali e aprendo il teatro per laboratori e workshop di formazione nei mesi della “seconda ondata” tra zone gialle e rosse. E potrei scrivere ancora delle associazioni e dei comitati che riportano la poesia nelle comunità e fanno rivivere i borghi, delle donne e degli uomini calabresi che continuano (chi per lavoro chi come volontari*) a creare momenti di cultura nei territori.

La fase di ripartenza mi ha riportato a viaggiare per lavoro e a ritrovare cittadin* che, coinvolti in progetti di narrazione territoriale, provano a restituire un racconto in prima persona di luoghi, persone, memorie. A ogni latitudine, pur nelle diversità contestuali ai luoghi, le comunità manifestano la stessa necessità: nuova qualità nelle relazioni tra le persone e ascolto. Partendo da qui, questa prima parte del viaggio vuole portarci al racconto di quelle realtà che ogni giorno costruiscono presidi di relazione e ascolto in Calabria. Un modo per conoscere quella parte di regione che la cultura la fa in prima persona, nonostante la pandemia, le politiche pubbliche distratte, i dubbi sulla restanza. Nonostante tutto. Il viaggio pertanto continua nei prossimi numeri alla scoperta di alcune realtà culturali del territorio calabrese.

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