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Usare internet per informarsi è meglio dei vecchi mass-media?

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Sempre più persone usano i social network e i motori di ricerca per cercare informazioni: in Italia, si usano soprattutto Google e Facebook ma televisione e giornali rappresentano ancora il canale di fruizione principale.

Ora, la domanda è: usare internet per informarsi è meglio dei cari vecchi mass-media? Cercherò di dare una risposta.

Big G

La differenza principale tra internet e gli altri media consiste nella capacità, del primo, di tenere traccia delle attività di ogni singolo utente. Chi gestisce una piattaforma sa esattamente qual è il profilo dei propri utenti: età, sesso, titolo di studio e, soprattutto, i gusti. Già, soprattutto i gusti. Perché è così importante? Joseph Klapper, studioso delle campagne politiche in USA nel dopoguerra, capì che il modo migliore per far crescere e fidelizzare un pubblico è dargli notizie che si avvicinano a ciò che già pensa (la tecnica de “il gatto e la volpe” di Pinocchio). Questo è il concetto fondamentale ed è esattamente quello che fanno gli algoritmi di Google e Facebook.

Tu sei il nuovo petrolio

Il tempo che spendiamo navigando su Internet e usando App gratuite (come mai sono gratuite?) genera una grande quantità di dati che vengono messi in ordine e venduti alle aziende e ai partiti politici: i famosi Big Data, che sono stati definiti “il nuovo petrolio”. Facciamo un esempio. Se ho appena aperto un negozio di cibo per gatti a Reggio Calabria, avrò bisogno di raggiungere le persone che hanno dei gatti e vivono nelle vicinanze. Dove li trovo? Su Facebook per esempio. E Facebook come fa a sapere che ho un gatto? In tanti modi: con l’intelligenza artificiale, se pubblico spesso foto di gatti l’algoritmo le riconosce e deduce che ho dei gatti; attraverso le reactions, se metto Like o cuoricini a foto di gatti, Facebook mi sgama; dai gruppi a cui sono iscritto, se sono gruppi di gattari si evince che sono proprietario di gatti. Stessa cosa vale per Google: Big G registra tutti i siti che visito e tutti i prodotti che cerco: se cerco croccantini in offerta su Amazon, capiranno che sono un gattaro. Come fanno a sapere che vivo a Reggio? Per esempio perché avrò inserito la mia residenza sul profilo oppure perché ho molti amici di Reggio. Insomma: tutto ciò che faccio su internet genera dati e i dati vengono venduti. Perché io valgo! Tornando al mio negozio, allora, potrò investire il mio denaro sapendo che la mia pubblicità sarà vista solo da potenziali clienti, e scusate se è poco.

E la politica?

Vediamo un esempio di marketing politico. Supponiamo che io sia un candidato e voglio costruire la campagna elettorale puntando sul tema dell’anti-abortismo; avrò bisogno di raggiungere le persone che la pensano come me, come insegna Klapper. Il gioco è semplice: investo una certa somma per far apparire il mio faccione a un pubblico ben delineato: persone iscritte a gruppi anti-abortisti; che seguono altri politici anti-abortisti; che leggono determinati giornali o blog; che mettono Like o condividono determinate notizie; che scrivono commenti di odio sotto i post di Emma Bonino, ecc. ecc. . Gli algoritmi mi facilitano la vita e mi consentono di raggiungere facilmente le persone che mi interessano. Stessa cosa vale per chiunque voglia crearsi dei follower.

Quali conseguenze?

Tutto questo ambaradàn si chiama Bubble Filter: vuol dire che tutto ciò che ti appare mentre navighi su internet, dalle notizie che ti indignano alle pubblicità che corrispondono esattamente a quello che stai cercando (guarda caso); dai post dei tuoi amici “preferiti” alle stories e quant’altro, non è frutto della casualità ma di un preciso calcolo numerico. Adesso ti starai chiedendo: che c’è di male a ricevere solo notizie che mi interessano? C’è che ricevendo solo notizie che ci piacciono si va incontro a due gravi conseguenze: la prima è che smettiamo di allenare la nostra abilità critica, ci fidiamo sempre di più di certe fonti e finiamo per farci manovrare (vedi Capitol Hill); la seconda è che le persone che nutrono odio verso qualcuno o hanno atteggiamenti morbosi verso un tema riescono facilmente a trovare dei loro simili ed estremizzare i propri comportamenti. Invece, tutto ciò succede meno con la stampa e la televisione, dove magari le notizie possono essere trattate in modo superficiale ma dove è molto più probabile imbattersi in notizie contrarie alle nostre opinioni e queste, anche se ci danno fastidio, ci portano a ragionare e ci inducono a essere più aperti verso le opinioni altrui. Quindi è meglio informarsi da internet? Dipende, se sei tu a cercare la notizia o se è la notizia a cercare te.

Fonte: Le teorie delle comunicazioni di massa e la sfida digitale di Sara Bentivegna, Giovanni Boccia Artieri ed. Laterza

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