
Quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario della morte di Vincenzo Lacquaniti (1905-1971), giornalista, scrittore, storico, poeta e musicista, e l’Istituto di Istruzione Superiore “Piria”, diretto dalla prof. Mariarosaria Russo, ha inteso commemorarlo promuovendo una serie di manifestazioni, tra cui il bando di un concorso, riservato agli allievi delle prime, seconde, terze e quarte classi del Liceo scientifico, dell’Istituto Agrario e dell’Istituto Tecnico Economico di Laureana di Borrello, con l’intento di onorarne la memoria e nel contempo proporlo ai giovani quale “esempio encomiabile di impegno civile e culturale, nonché di amore profondo per la terra natale”.
Per i vincitori del concorso la scuola mette a disposizione 3 borse di studio del valore di euro 300 per i primi tre classificati, oltre tre dipinti su tela di Antonio Lacquaniti. Ai primi dieci classificati andrà il volume “La storia di Rosarno, da Medma ai nostri giorni” di Giuseppe Lacquaniti (Romano Editore, 2019, p. 711). La cerimonia di premiazione avrà luogo il 4 giugno 2021, ore 9.30, nell’auditorium del Liceo scientifico.
Per la preside Russo, una ricorrenza così significativa non poteva passare sotto silenzio, poiché costituisce un’occasione per fare ulteriormente comprendere la figura del nostro illustre conterraneo, che ha consacrato l’intera esistenza a far conoscere, apprezzare e amare quanto di bello e di significativo ha prodotto questa terra nel tempo passato e in quello presente. Vincenzo Lacquaniti lo ha fatto soprattutto dalle colonne della “Gazzetta del Sud”, di cui è stato collaboratore sin dalla fondazione, avvenuta nel 1952 ad opera del cav. Uberto Bonino. Fu anche affermato musicista e paroliere, autore di canzoni folcloristiche, che ancora oggi si cantano nelle scuole, quali “Calabriseda duci”, “A vindigna” e “Paradisu calabrisi”, vincitrice, quest’ultima, del “Microfono d’argento”, concorso radiofonico della RAI (1952) presentato da Nunzio Filogamo. Si continuano ancora a recitare i componimenti poetici rievocanti i luoghi magici della sua giovinezza.
Meritevole di essere citata come degna di menzione è la tragedia “La figlia del fattore” (1937), di chiara ispirazione dannunziana. L’altra medaglia ideale da appuntare sul petto di Vincenzo Lacquaniti è l’avere raccolto, durante gli anni di milizia culturale, una gran mole di materiale documentaristico riguardante la sua Rosarno, con l’intento di scriverne la storia. Ma quando si stava accingendo a tradurre in realtà il nobile intendimento, sopraggiunse improvvisa la morte. “Dieci anni più tardi – ha concluso la Russo – sarà il figlio Giuseppe a mettere mano alle ‘sudate carte’ e a portare a compimento l’opera, dedicandola alla memoria di suo padre Vincenzo”.
Scrive Giuseppe Lacquaniti nella prefazione alla prima edi zione della Storia di Rosarno (Barbaro Editore, 1981):
“Con pazienza certosina e consumata abilità (mio padre) aveva fatto il giro di biblioteche pubbliche e private, di archivi municipali ed ecclesiastici, a caccia di notizie che servissero a diradare la spessa coltre di nebbia avvolgente le memorie del nostro passato, coinvolgendo in questo suo hobby non solo noi figli, ma anche amici fidati, a cui toccava il difficile compito della trascrizione manuale.
Quando, acquisito il diritto alla pensione (era Capoufficio al Comune), si accingeva a dedicarsi interamente al sistematico lavoro di rielaborazione dei dati raccolti, improvvisa lo colse la morte, nel pieno delle energie intellettive, impedendogli di condurre a termine una tanto impegnativa fatica.
È rimasto così nelle mie mani un prezioso materiale storico che affetto filiale, obbligo morale e sensibilità professionale mi hanno spinto a non confinare nei ripostigli della dimenticanza. Nei ritagli di tempo ho portato a compimento – sicuramente non senza difetti ed imperfezioni – l’opera con tanta fede ed intelligenza da mio padre intrapresa, stimolato soprattutto dall’inestimabile patrimonio spirituale – fatto tra l’altro di onestà ed amore viscerale per la Sua terra – da Lui lasciatomi ed a cui tento di fare riferimento. Di non poco aiuto mi è stata la consapevolezza, ch’era la Sua, di offrire ai rosarnesi, con la ricostruzione del passato e la della loro storia, impasto di disastri naturali, di sofferenze, di lotte per sopravvivere, lo stimolo per costruire un presente sempre migliore”.
Vincenzo Lacquaniti nasce a Rosarno l’1 gennaio 1905 da Vincenzo e Maria Angela Agasi.
Di formazione autodidattica, divenne Segretario della Federazione Provinciale Reggina del Gruppo Scrittori e Artisti Calabresi. Collaborò alle più prestigiose riviste letterarie regionali, tra cui “Calabria Letteraria”, “La Procellaria”, “Il Calabrese”.
Corrispondente per molti anni della “Gazzetta del Sud”, “Il Tempo”, “Il Corriere dello Sport”, “La Gazzetta dello Sport”, “Il Gazzettino del Jonio”.
Musicista e paroliere si aggiudicò nel 1952 con il Gruppo Folcloristico Rosarnese, il Microfono d’Argento, concorso indetto dalla RAI, con la canzone “Paradisu Calabrisi”.
Di Vincenzo Lacquaniti si ricorda l’amore viscerale, sconfinato e struggente per la sua Rosarno e per la Calabria; amore che egli espresse in tantissimi anni di milizia culturale:
– come corrispondente dei maggiori quotidiani portò all’attenzione del pubblico i problemi locali, la storia, la tradizione e i costumi della nostra terra;
– come musicista, con le canzoni dialettali “Paradisu Calabrisi”, “Calabrisella duci”, e “A vindigna”, esaltò le bellezze naturali e le qualità generose della gente di Calabria;
– come poeta lasciò bozzetti di intensa commozione lirica, che esaltano e dipingono i luoghi più caratteristici di Rosarno, dal Bellavista all’Orologio alle contrade campestri con tutti i ricordi struggenti della fanciullezza felice;
– infine, come scrittore, nella tragedia calabrese “La figlia del fattore”, ha rappresentato le condizioni di miseria e di sventura che incombono su una società, come la nostra, quando sopravvivono tabù e mentalità arcaici.
Scrisse Ugo Arcuri nella prefazione: “”La figlia del fattore’ ha incontestabilmente il merito di mettere in buona luce vita e caratteri della nostra terra e di saperne cogliere gli attimi più efficaci”.
Nell’ampio arco degli anni al sevizio delal cultura, Vincenzo Lacquaniti ebbe modo di raccogliere una gran mole di materiale sulla storia di Rosarno, di cui desiderava comporre la prima monografia storica. Già da qualche anno si accingeva all’opera, quando la morte improvvisamente lo colse l’1 giugno 1971, all’età di 66 anni.