
I monti peloritani conservano tanti tesori, riserva del patrimonio faunistico e floreale del nostro territorio, molto dovuto al lavoro svolto dall’azienda foreste demaniali della Regione Siciliana.
Il nostro territorio, infatti, è stato storicamente depredato del suo legname, fin dai tempi delle guerre puniche, i cui tronchi servivano per alimentare le battaglie navali tra romani e cartaginesi, ma purtroppo accadeva anche nella storia recente, fino ai tempi della fine della Seconda guerra mondiale, dove il patrimonio demaniale era largamente utilizzato da chi aveva bisogno di legna da ardere (anche dentro casa era largamente diffusa la cucina a legna), o anche dai carbonari. Pertanto, negli ultimi anni è stata necessaria una larga operazione di rimboschimento da parte dell’ente pubblico preposto.
Questo oggi ci permette attraversare i numerosi percorsi di trekking presenti lungo la dorsale peloritana, di godere dei magnifici paesaggi bagnati dai due mari, quello jonico sul lato orientale, e quello tirrenico sul lato occidentale, con le numerose vallate che popolano il territorio della città di Messina (ben visibili da Dinnamare quella del S.Filippo, Larderia, Mili, etc), oppure i comuni della fascia tirrenica con in testa Milazzo e Rometta, magari da godere il panorama durante il bellissimo tramonto che da sulle isole eolie.
In ben mezzo alle “quattro strade”, cioè il quadriglio in mezzo ai monti peloritani che da nelle varie direzioni, si trova il chiosco e l’area attrezzata di “Don Minico”, con accanto la caserma del Corpo Forestale della Regione Siciliana e il Centro Polifunzionale.
“Don Minico” non è solo un chiosco, ma a tutto attorno è stata costruita un’area attrezzata, con sedute, panchine, tavoli e nell’area appena sottostante una piccola arena per eventi e spettacoli.
L’impostazione rustica, ma curata nei minimi dettagli, ha portato il creatore ad immaginare scherzosamente una “casa di cura” perché “cu bivi e mancia bonu campa cent’anni” (chi beve e mangia bene vive cent’anni), ed è possibile nei vari angoli del locale ritrovare riferimenti a questa simpatica trovata, come una vecchia auto d’epoca rinominata “ambupanza”.
Ma andando al piatto forte, il tesoro custodito in più di 50 anni di attività, avviata da Don Minico in persona e ora continuata da figli e nipoti, è quello del “pane cunzato”. Cioè, pane (da una pagnotta) condito con salame, formaggio pecorino, olive e altri sott’aceti, olio piccante. Una semplicità culinaria, di estrema bontà, che non conosce freni nel tempo, ed ogni fine settimana offre ristoro a centinaia di persone che salgono appositamente per degustarlo, oppure ai tanti appassionati di trekking o mountain bike che scorrazzano per le montagne messinesi. Se non lo avete mai provato, consiglio di fare questa esperienza!
Nella foto il nostro Corrado Minasi, l’espressione di soddisfazione dice tutto!