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Forte Cavalli da luogo di guerra a museo della pace

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A fine ‘800 fatta l’Unità di Italia, se ne dovevano difendere i confini, così dopo numerosi studi e commissioni parlamentari, processi durati anni, e in cui le onerose richieste di spesa del comparto militare si scontravano con la coperta corta del bilancio del nuovo nascente stato, ma che aveva la necessità di affermarsi anche come grande potenza agli occhi degli altri stati, con l’unico modo di potenziarsi militarmente. Come mai prima, si arrivò a pensare allo scenario di difesa dello Stretto di Messina, in questo scenario trova collocazione, nella vallata di Larderia a sud di Messina, Forte Cavalli (così intitolato ad onore del Gen. Cavalli) noto precedentemente anche come Batteria Monte Gallo, all’interno di un sistema difensivo che vede coinvolte le due coste in 22 fortezze e che in questo particolare caso era collegato telegraficamente e visivamente anche con i Forti di Dinnammare e Schiaffino (S. Lucia sopra Contesse). Altro metodo di comunicazione, successivamente introdotto, fu quello dei messaggi tramite piccioni. Il Forte Cavalli era dotato di postazioni telemetriche, che grazie ad uno strumento chiamato telemetro era possibile dare il puntamento ai cannoni con la massima precisione che consentiva la tecnologia del tempo, i cannoni erano collocati in piazzole dette “in barbetta” (perché “facevano la barba” all’erba nelle vicinanze) concepiti per essere invisibili dal mare. In questo luogo prestò il suo servizio Giacomo Matteotti, quasi esiliato, allontanato dal fronte per evitare che diffondesse le sue idee anti interventiste. Dalla dismissione dell’uso militare, il Forte è passato al demanio civile dello Stato, che dopo numerosi anni di abbandono, è stato concesso in uso all’associazione Comunità Zancle ONLUS che ne ha realizzato un museo della pace, perché a detta dei promotori la memoria della guerra deve servire nelle nuove generazioni proprio a promozione della non belligeranza. Nelle sale allestite è possibile ripercorrere la storia della fortificazione dello stretto, con numerosi reperti fotografici e anche la presenza di reperti militari e civili come il “carromatto” il tir dell’epoca che servì per la costruzione di queste fortezze e della strade militari sui colli, rimasti indenni al terremoto del 1908 e ancora oggi da noi utilizzate; nella sala Cavalli è possibile vedere l’invenzione del Generale che escogitò dei proiettili per cannone a canna rigata e non più a canna liscia, ciò consentiva una migliore resa; infine presente anche una sala didattica allestita a galleria antiaerea, dove si può rivivere grazie ad effetti sonori e luci i terribili avvenimenti dei bombardamenti. Il Forte è aperto al pubblico e visitabile, grazie all’impegno dell’associazione, di norma ogni seconda domenica del mese.

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