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I Giganti di Messina: folklore mediterraneo

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È tradizione che nella settimana di Ferragosto, mentre la città di Messina è in fermento per i festeggiamenti della Madonna Assunta e la Vara, che vengano fatti uscire “I Giganti” conosciuti come Mata e Grifone, per essere posizionati in Piazza Unione Europea di fronte il palazzo municipale.

Alti 5 metri, sono due personaggi di cartapesta, un uomo dalla carnagione scura e una donna dalla carnagione chiara, posizionati al galoppo dei loro cavalli (anche in questo caso uno nero e uno bianco), entrambi portano l’emblema della città, rappresentata dalle 3 torri, che trovano raffigurazione nella corona di Mata e nello scudo dell’armatura di Grifone. Sono mossi da dei carrelli sottostanti.

Il mito più diffuso vuole che un possente moro di nome Hassam-Ibn-Hammar sbarcò a Messina, insieme ad una banda di pirati, per saccheggiare il territorio, ma arrivato sulle colline di Camaro vide e si innamorò di una certa Marta (in gergo dialettale Mata), che lo prese come marito solo quando si convertì al cristianesimo e da lì assumendo il nome di Grifone, diventando così i nuovi regnanti della città, i fondatori di una nuova Messina, progenitori di una nuova stirpe di messinesi.

Altra storia invece si lega all’origine dei nomi, infatti “Mattagriffones” potrebbe provenire dal latino  “mateare” (ammazzare) mentre “Grifoni” era l’appellativo dialettale usato nel medioevo per indicare i greci, che intorno al 1190 avevano il dominio sulla città dello stretto, controllandola dalle costruzioni nella zona del Forte San Salvatore, così Riccardo I “Cuor di Leone” Duca di Normandia e Re d’Inghilterra fece costruire una nuova fortezza sull’altura, successivamente conosciuto come Roccaguelfonia e poi divenuto sacrario di Cristo Re, dandogli il nome di “Matagriffone”, per affermare la supremazia dei latini sui greci. Nota: ancora oggi la Città conserva questo dualismo greco-latino, essendo la città in cui il Vescovo ricopre anche l’incarico di Archimandrita.

Quello che probabilmente molti messinesi non sanno è che “U Giganti ed a Gigantissa” non sono prerogativa solo peloritana, infatti in varie forme e in vari nomi, questa popolare forma di folklore è diffusa in tutto il mediterraneo, probabilmente proprio perché tutta l’area fu accomunata dalle scorribande piratesche di Turchi e Saraceni.  Senza andare troppo lontano, già a Palmi (dove si trova una comunanza anche con la Vara) muovono dei busti similari, in alcuni casi si aggiunge “u camiddu” cioè il cammello, animale portato dagli invasori. La tradizione è inoltre fortissima in Catalogna, in Spagna e presente anche in paesi come la Germania e il Belgio.

 

 

 

 

Foto da Wikipedia, autore Giuseppe Picciolo. Questa immagine è stata rilasciata nel pubblico dominio dal suo autore, Pinopic nel progetto Wikimedia Commons.

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