
Il dibattito, se tale si può chiamare, sulla storia del nome di Gioia Tauro è talmente noto da essere diventato un argomento caro anche a quei Gioiesi non particolarmente dediti alla ricerca storica. Nel tempo la letteratura spesso romanzata ha prodotto quello che è finito per diventare un vero e proprio mito metropolitano multiforme, sebbene non quanto quello dei cunicoli e delle “torri Saracene” che meriterebbe una storia a se.
Se sull’origine del nome di Gioia tanto si è scritto e poco si è accertato, sul nome Tauro, invece, si hanno riferimenti certi che però poca eco hanno avuto.
Sulla Treccani online, alla voce “Gioia Tauro” leggiamo: “[…] la denominazione Tauro è un recente ricordo della classica Metauria, che sorgeva più a sud, e della romana e altomedievale Tauriana che la sostituì.”1 Spiegazione inesatta, per non tacciare l’autorevole Treccani di errore, ma che rende bene l’idea dell’equivoco che la denominazione Tauro costituisce.
I fatti, anzi, il fatto, è il seguente. Il comune di Gioia Tauro assume questa denominazione col R.D. 26.3.1863 n°1218 che autorizza alcuni comuni delle province napoletane e siciliane a variare la loro denominazione. Gioia lo fa in conformità della deliberazione del consiglio comunale tenuta nella seduta del 30.10.1862.
Dal 1855 era sindaco Pietro Baldari e tale sarebbe rimasto fino al 1865, lo stesso che in quella seduta del 1862 propose di aggiungere alla denominazione Gioia, la parola Tauro2, in memoria della città antica di Tauriano, cioè, Tauriana, sul cui sito la città del golfo omonimo sorgeva. Bella iniziativa, non fosse per un clamoroso equivoco: non sul sito di Tauriana, bensì di Metauria, Gioia sorgeva e sorge. Certo la notorietà di Metauria allora non era la stessa di oggi, tuttavia, Antonio De Salvo notò la svista e nel suo Notizie storiche e topografiche intorno Metauria e Tauriana3, pubblicato nel 1886, la mette in evidenza ribadendola ancora nel 1899 su Ricerche e studi storici intorno a Palmi, Seminara e Gioia Tauro. In quest’ultimo scritto, precisamente dice:
“[…] Sotto la regnante casa Savoia, nel 18614, il consiglio comunale di Gioia, a proposta del sindaco del tempo, inesattamente unì al nome Gioia, il soprannome aggiuntivo di Tauro, e per distinguersi da altre città omonime, e in memoria della città Tauriano; mentre doveva aggiungere la parola Metauria, sia perché Gioia sorse sulle rovine della città magnogreca di questo nome, sia per la vicinanza del fiume Petrace, il quale dall’antichità portò il nome di Metauro, fino ai primi tempi dell’esistenza di Gioia.”5
Ecco dunque che la denominazione Gioia Tauro, che oggi accettiamo come scontata, in realtà è conseguenza di un clamoroso, per quanto in buona fede, errore. Un errore che nel tentativo della riappropriazione di un pezzo della propria storia ha finito, invece, per negarlo. Un errore che diventa istruttivo se calato nel contesto storico e culturale nel quale è avvenuto. Con la classe dirigente della provincia duosiciliana che, non sappiamo quanto gattopardescamente, consolidata la conquista sabauda, si adegua al nuovo Stato e si getta nell’avventura del “rinnovamento”.
De Salvo, secondo le conoscenze che allora si avevano, distingue Metauria città da Metauros fiume, quando, come oggi sappiamo, in greco tanto il nome della città quanto il nome del fiume era Metauros (Μεταυρος), mentre con Metauria(-ae) riferito alla prima e Metaurus(-i) riferito al secondo si ha la loro traduzione in latino e, dunque, Metauro, tanto per il fiume quanto per la città, la restituzione in italiano.
A completezza sui molti nomi di questa città e del suo fiume bisogna ricordare l’ulteriore denominazione di Matauro, da Μάταυρος, riscontrabile sulla Treccani e che, a giudicare dalle fonti citate per la sua redazione, potrebbe essere frutto di una errata tradizione più che da variante lessicale come il prefisso italico mat- oronimico “altura” potrebbe suggerire6.
Ma cosa ha portato al clamoroso errore denominativo? Molto ha giocato il mito (ri)fondativo ottocentesco, pseudo positivista, dei centri che sarebbero nati dalla dispersione della popolazione di Tauriana dopo la mitizzata distruzione ad opera dei Saraceni nel 9517. Leggenda che, più o meno, letterati locali, farciti e limitati di classicismo scolastico elucubrativo post liceale, dediti a trovare una spiegazione a tutto con le sole informazioni (latine) note in proprio possesso senza provare a cercarne di altre inedite, hanno sistematicamente perpetuato plagiando le generazioni posteriori tanto da percepire come eretica qualunque lettura alternativa nonostante le evidenze della letteratura scientifica contemporanea. Auctoritas culturale locale che si è rivelata tappo anziché traino. Con ciò lungi da me negare la validità del cosiddetto intellettuale locale che, anzi, a supporto di operatori accademici, non certo in loro sostituzione, grazie alla profonda conoscenza del territorio può contribuire a riscoprire la nostra storia ed a rafforzare quell’identità culturale che venendo meno ci rende sempre più disorientati.
Il 30 ottobre prossimo saranno 160 anni da quella deliberazione consiliare e una riflessione che avvii una critica su quell’errore con lo scopo di far capire e accettare ai Gioiesi che, anziché Taurensi, sono in realtà Metaurensi potrebbe forse aprire, nel tempo e col tempo, la strada al recupero di quell’errore.
Un errore che dovrebbe far riflettere appassionati e cultori di storia e cultura locali che l’entusiasmo è importante ma deve trovare mitigazione nell’umiltà e, soprattutto, nel buonsenso dell’apertura e del confronto con gli altri e con gli esperti accademici soprattutto.
1 La voce Gioia Tauro è stata scritta nel 1933 da Giuseppe Isnardi e la si trova online al seguente link: https://www.treccani.it/enciclopedia/gioia-tauro_%28Enciclopedia-Italiana%29/
2 Denominazione Tauro, che ha persino portato all’intitolazione di una delle vie principale della città di allora, tutt’ora esistente, via Tauro, nel centro storico cittadino.
3 Antonio De Salvo, Notizie storiche e topografiche intorno Metauria e Tauriana 1886 p. 10.
4 Come riportato da Domenico Coppola, nel suo saggio “Gioia Nell’Ottocento attraverso le fonti d’Archivio” in Deputazione di storia patria per la Calabria – Associazione Gioia Nostra, Gioia Tauro, Barbaro editore 1996, p.571, De Salvo inesattamente indica il 1861 in luogo del corretto 1862.
5 Antonio De Salvo, Ricerche e studi storici intorno a Palmi, Seminara e Gioia Tauro, 1899 pp. 50-51, nota 2.
6 La voce Matauro è stata scritta da Guido Libertini nel 1934 e la si legge online al seguente link: https://www.treccani.it/enciclopedia/matauro_%28Enciclopedia-Italiana%29/
7 Si guardi la numerosa letteratura scientifica sull’optimum climatico romano e su quello medievale oltre che gli studi sui cambiamenti economici nel passaggio dall’economia si sistema romana a quella autarchica altomedievale.