
Le maggiori gallerie italiane nascono nella seconda metà dell’Ottocento, rispondendo alle precise istanze sociali ed economiche della borghesia in piena ascesa. Uno spazio coperto, sempre accessibile, dove, anche in condizioni meteorologiche avverse, poter acquistare, vendere e chiacchierare. Un edificio singolare, né strada, né palazzo. La Galleria Vittorio Emanuele III viene inaugurata nell’estate del 1929, quando la moda delle gallerie dei portici monumentali era ormai caduta in disuso. In quel clima invidiabile la nostra città non richiedeva la costruzione un edificio del genere, né il tessuto urbano consigliava tale scelta. Uno spirito di emulazione, un’aspirazione continentale, ha spinto i messinesi nella volontà di una galleria sullo stile delle grandi metropoli europee dopo la catastrofe del terremoto il centro della città, da sempre considerato la piazza circolare, odierna piazza Antonello, si sposta nella piazza Cairoli, divenuta punto nevralgico delle attività messinesi a causa della sua vicinanza con il porto e la stazione ferroviaria. La galleria nell’intento di chi la costruì, doveva riportare con la sua rinnovata vitalità, il centro della città laddove era prima. La Società Generale Elettrica della Sicilia spa assimilata dopo la guerra dall’Enel, per la progettazione della sua sede amministrativa scelse Camillo Puglisi allegra, professionista quarantenne noto e stimato in città per aver progettato il palazzo della borsa e della Camera di Commercio. Puglisi Allegra immaginò un vero e proprio salotto lussuosissimo, elegante e raffinato, dove la Messina bene si incontrava per i riti sociali di quegli anni: mostre di antiquariato, banchetti, grandi balli. Poi la guerra e i bombardamenti degli alleati mandarono in frantumi la vetrata, danneggiando parte degli interni, ma in sostanza i danni non furono molti. Per tutti gli anni 40 e 50 si andò avanti con il tipico disinteresse messinese: la galleria viene adibita a rimesse, bidoni di immondizia ornavano l’ingresso. Per molto è rimasta visibile l’impronta lasciata da un autocarro che sfondò uno dei grandi oblò. Nel settembre del 1960 dopo il completamento dei lavori di recupero reclamati a gran voce dall’opinione pubblica, la galleria tornò alla bellezza originaria. Da quell’anno fino ad ora nessun intervento importante l’ha riportata complessivamente allo splendore. Da salotto “aristocratico” oggi vive soprattutto grazie all’afflusso dei giovani, studenti dei licei che la circondano (Seguenza, La Farina, Maurolico) tanto che si è fatto spazio, tra i tipici bar ed i ristoranti, un american fastfood ed in particolare la sera viene animata dai drink e cocktail di un bar serale e nel piano seminterrato dal club del moderno lasergame. Purtroppo fatto sparire dal prepotente egoismo dei residenti ai piani superiori il pianoforte (spesso anche vandalizzato), che diventava gratuito intrattenimento grazie a qualche passante che si fermava a suonarlo.
@FscoGreco