
Testimonianze della lingua araba dagli studi del Prof. Antonino Grimaldi. Nell’827 i musulmani del Nord Africa iniziarono la conquista della Sicilia sbarcando a Marsala. Nel 902 cade Taormina e la sua popolazione viene massacrata o ridotta in schiavitù. Rometta l’ultima rocca forte bizantina cede nel 965 e tutta la Sicilia viene sottomessa dagli arabi che così mettono fine alla dominazione bizantina. Gli arabi in due secoli circa di dominio lasciarono tracce indelebili nella cultura e nelle tradizioni del popolo siciliano. Introdussero alcune colture: tra le più importanti quella del limone e del gelso, e nel campo agricolo nuovi sistemi di irrigazione e di raccolta e distribuzione delle acque. Ancora oggi nella lingua italiana ma soprattutto nel dialetto siciliano molti vocaboli sono di derivazione araba. Ne elenchiamo alcuni molto comuni che, dopo un millennio, sono ancora in uso nella riviera ionica e nei nostri villaggi della zona sud di Messina: gebbia, vasca per la raccolta dell’acqua ad uso irriguo; giarra, recipiente in terracotta per contenere olio; giubba, giacca da uomo; iazzana, armadio a muro o incavo dove collo care delle mensole; funnacu, fondaco, deposito di merci alla rinfusa; jarrusu, giovane effeminato; ciciulena, sesamo che si mette sopra il pane; calia, ceci abbrustoliti; bbalata, lastra che copre tombini o tombe; camula, tarma che rode il legno o la carta; coffa, cesta fabbricata con intrecci di canne e virgulti d’ulivo, serve per trasportare in pa ticolare agrumi; maccu, minestra di fave; limun, limone; ciaccazza, spaccatura, fenditura; sena, ruota idraulica usata per sollevare l’acqua dai pozzi e azionata da animali; sciarra, rissa, litigio; saya, canale d’irrigazione; naca, culla; surra, i fianchi del tonno e dell’alalunga; zotta, frusta; zicca, insetto; tabbutu, cassa mortuaria; zagara, fiore d’arancio; babbu, sciocco; zibbibbu, varietà di uva; cafisu, recipiente di dodici litri adoperato per misurare l’olio; saimi, grasso di maiale; tacchiari, camminare veloce; quaddara, recipiente domestico; carusu, bambino; sinsali, mediatore; arnacia, muretto in pietra; coppula, berretto; sceccu, asino; vaddira, ernia; bagghiu, cortile. Come si vede da questo ricco elenco di vocaboli, spesso noi usiamo termini arabi senza rendercene conto.
Immagine in copertina da Wikipedia, di dominio pubblico, no copyright: Emirato di Sicilia, Di Muhammad al-Idrisi world map, Arabic from 804/1154/1456 A.D.