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Modi di dire messinesi: “Mancu li cani di brasi”

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Molti modi di dire dialettali, più che a termini specifici presenti nel vocabolario popolare, sono frutto di scene del vissuto di una volta, fatti accaduti e scorci del passato, così straordinari da essere rimasti impressi nella memoria della vulgata.

Questa volta per risalire alle origini dell’esclamazione tutta messinese “Mancu li cani di brasi” celebre anche come “Siti chiù sai di cani li brasi” dobbiamo esplorare il periodo storico in cui la città in riva allo stretto era sotto dominazione spagnola.

Vuole la tradizione, tramandata oralmente, che un vicerè spagnolo che stanziava a Messina, di cui nome faceva Blas (Biagio. In messinese Brasi) fosse appassionato di caccia, e volendosi dedicare alla sua passione, avesse scritto al fratello, che abitava oltremare nel paese dominatore e detentore della corona, in Spagna, chiedendogli che gli mandasse due o tre buoni cani da punta. Sembra che quando arrivò la nave che portava i cani per il vicerè, i latrati dei cani si sentissero già da Capo Faro. In realtà pare che Blas (che poi per i messinesi divenne Brasi) avesse scritto in numeri “2 o 3”, ma il fratello abbia letto 203, mandandogli duecentotre segugi che facevano un baccano indicibile.

Non sappiamo con certezza inconfutabile se questo fatto avvenne realmente o fu un’esagerazione, frutto dell’invenzione e della fantasia dei messinesi dell’epoca, fatto sta che questa frase è giunta fino a noi ed è rimasta ancora oggi di uso comune nella parlata dialettale, dove è possibile ascoltarla se ci si trova di fronte a un gran numero di persone o una grande folla.

Anche la storpiatura “Brasi” del nome “Biagio” è rimasta in uso, basta recarsi alla festa patronale di Altolia, paesino montano e frazione a sud del Comune di Messina, per sentire inneggiare durante i festeggiamenti “evviva san Brasi!”.

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