
Vi sarà capitato di passare da Briga Marina, magari per degustare l’ottimo gelato prodotto artigianalmente nel luogo, e soffermarvi nella piazza di fronte al bar solita ad offrire ai passanti sedie e tavoli, notando la targa che vi è. Leggendo Piazza Migneco, vi potrebbe venire in mente il pittore Togo, invece l’intitolazione è dedicata al nonno Giuseppe, anch’esso pittore. L’idea fu del Consigliere della Prima Circoscrizione Pino Rizzo, che nel 2013 vide realizzarsi quella sua mozione fatta anni prima all’istituzione comunale, cancellando così la precedente anonima denominazione di “Piazzetta II”. Il Migneco, come ci dice wikipedia, nasce a Messina nel 1908, qualche mese prima del terribile terremoto che devastò la città dello stretto. Conclusi gli studi classici, nel 1931 partì alla volta della grande metropoli di Milano per iniziare gli studi in medicina. Ma propriò lì, anziché che con l’arte medica, inizia a guadagnare proprio con l’arte pittorica realizzando bozzetti per il “Corriere dei piccoli” e facendo da ritoccatore per l’editore Rizzoli. Nello stesso periodo inizia a realizzare i primi dipinti dai contenuti autobiografici. Nel 1934 però avvenne la svolta. Entra in contatto con Aligi Sassu, Renato Birolli, Raffaele De Grada dai quali resta affascinato. Nel 1937 è tra i fondatori del movimento di “Corrente” che raggruppa artisti provenienti da diversi pensieri culturali ma con il comune intento di aprirsi alla cultura moderna europea, rifiutando l’isolamento della dittatura fascista. In “Corrente” affluiscono artisti con visioni dell’arte molto divergenti, uniti per respingere canoni pittorici ormai superati, prendendo poi strade diverse, come Badodi, Birolli, Broggini, Cassinari, Cherchi, Gauli, Guttuso, Manzù, Morlotti, Paganin, Sassu, Valenti e Vedova. Nel dopoguerra Migneco affina il suo gusto per il “realismo sociale” subendo l’influenza dei pittori murari messicani. Un suo seguace lo definì “un intagliatore di legno che scolpisce con il pennello”. Negli anni ’50 la fama, ormai consolidata, consacra Giuseppe Migneco tra i maestri dell’arte italiana contemporanea, espone nelle più prestigiose gallerie nazionali ed estere: Goteborg, Boston, Parigi, Stoccarda, New York, Amsterdam, Amburgo e Zurigo. Nel 1958 partecipa alla XXIX Biennale di Venezia. I suoi colori sempre forti e vivaci ricordano la sua Sicilia dai tratti violenti e netti, i volti duri e coraggiosi rendono le sue tele espressione della lotta esistenziale, nel continuo e profondo confronto con l’umanità e con gli eventi che l’assediano, nella coscienza e speranza di libertà e memoria, al di là dell’assurda solitudine dell’esistenza. Migneco si spegne a Milano il 28 febbraio del 1997.
Immagine dal sito pinacoteca Faenza.