
Percorrendo la Strada Provinciale 35 verso Pezzolo, in zona Sud Messina, poco prima di arrivare al Monastero di San Placido Calonerò, ospitante l’Istituto Superiore Agrario Cuppari, volgendo lo sguardo verso il mare, con le meravigliose colline a coltura della vigna del vino Faro DOC, noterete delle strane strutture in cemento. Tre semicerchi appoggiati tra loro e poi delle fosse in cemento… ma di che cosa si tratta? Sono dei lasciti della Seconda guerra mondiale, in particolare stazioni di ascolto antiaeree, probabilmente le uniche rimaste in piedi in tutta Italia. Infatti, queste strutture in cemento, alte più di due metri e un diametro di quasi 20 metri erano, in assenza di radar (non in dotazione alle milizie italiane a quel tempo) l’unico ausilio per difendersi dagli attacchi aerei nemici. Queste “orecchie in cemento” erano capaci di far sentire agli operatori, probabilmente dotati anche di aerefono (Si trattava in pratica di un intensificatore di suoni, una sorta di microfono direzionale che permetteva di captare i rumori a lunga distanza e individuare così la direzione di provenienza di aerei nemici. Per il suo utilizzo venivano impiegati in prevalenza ciechi così da sfruttare la maggiore sensibilità acustica), l’arrivo dei mezzi a chilometri di distanza e permettere quindi di diramare l’allarme, sia per il contrattacco militare (la presenza di basamenti in cemento fa pensare che in questo luogo vi erano installate anche mitragliatrici o cannoni proprio per abbattere i giganti del cielo) sia per permettere ai civili di mettersi al riparo nei rifugi antiaerei. Alcuni storici definirono questo sistema “paleolitico”, dato che gli altri eserciti partecipanti al grande conflitto erano già dotati di radar, infatti gli aerofani nulla potettero ad esempio nel 1940 durante l’operazione inglese “Judgment”, gli arei nemici in prossimità degli obiettivi da colpire spensero i motori, e mandarono a fondo la corazzata Cavour, danneggiando gravemente le corazzate Littorio e Duilio, colpendo l’incrociatore Trento, due cacciatorpediniere, immobilizzando metà della squadra navale regia e ponendo fine alla supposta supremazia italiana nel Mediterraneo.