
Gli stranieri che hanno fatto conoscere la Sicilia in tutto il mondo si sono uniformati ad un vecchio detto: “niente si fa, per niente”. La presenza degli stranieri nelle province siciliane e in particolare a Messina ha contribuito a far crescere, sviluppare e imprimere nei cittadini il senso del commercio visto in chiave moderna.
I messinesi, particolarmente le donne, apprezzarono il nuovo stile di vita e da questa innovazione furono incoraggiate a essere più presenti nella vita pubblica; altresì gli uomini affinarono l’arte nel commercio che già gestivano. Da una costa all’altra della Sicilia e sul mercato estero c’era sempre più richiesta di materie prime, questo comportava un aumento dello sfruttamento degli uomini, donne e bambini impegnati nelle miniere di zolfo, sale, zinco, argento; le colture vennero incentivate, soprattutto agrumi e vigneti.
Cerchiamo di dare ordine al passato, che si riflette nel presente.
Nei primi cinquant’anni del 1800 a Marsala sbarcò, per una tempesta, un ricco commerciante inglese, Woodhouse di Liverpool. Apprezzando il vino di Marsala, intuì che avrebbe potuto far concorrenza ai vini portoghesi e spagnoli. La perspicacia di Woodhouse fu quella di convincere gli agricoltori a convertire la produzione dei campi da cereali (sostegno alimentare) a vigneti, divenendo il mercato sempre più esigente.
Altri imprenditori e banchieri fiutarono che era il momento di intervenire, tra i tanti il marsalese Florio, che si inserì nel mercato divenendo imprenditore-banchiere. Dallo Yorkshire giunse Giuseppe Whitaker, detto Pip, che portò avanti l’impresa vinicola della famiglia Woodhouse estendendo il mercato fino agli Stati Uniti d’America e all’Impero Francese. Nel 1837 sposò Elena Sofia Sanderson, della famiglia Sanderson proveniente da Malta; questi avevano conquistato il mercato di Messina dove vigevano le agevolazioni fiscali, appetitose opportunità per gli imprenditori emergenti e non.
Tornando all’impresa Ingham-Whitaker, agli inizi del 1900 subì un forte calo delle vendite sia in Europa che all’estero, a causa della concorrenza delle case vinicole spagnole e della stessa Sicilia con la “Rinomata casa Florio”, che aveva prodotti meno pregiati ma a basso costo. Infine l’azienda, il marchio e le azioni furono ceduti al gruppo Cinzano e l’Unica.
Di Joseph Whitaker è doveroso ricordare che fu un ornitologo di fama internazionale, appassionato e studioso di botanica, filantropo e archeologo; sull’isola di Motya (Mozia) diede inizio agli scavi archeologici, scoprendo insediamenti della cultura fenicio-punica.

Robert, Albert, Joseph, Alexander e Arthur Whitaker
Intanto il gruppo Sanderson da Messina operava in tutta l’isola, trattando dal cibo ai prodotti minerari; ma la loro fortuna divenne esplosiva col commercio degli agrumi prima e la produzione agrumaria dopo. Essenze ed estratti di limone e bergamotto viaggiavano in tutto il mondo. Fu una dominazione che durò tre generazioni fino al 1908, quando William Robert Sanderson cedette il marchio a Walter Oates e Giuseppe Bosurgi, ex ingegnere chimico della stessa azienda (Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia, nato a Messina nel 1876 e ivi morto nel 1935). Nel giugno del 1927 il principe Umberto di Savoia, venuto a Messina, riservò la sua unica attenzione alla fabbrica cittadina con sede nella zona di Tremestieri. In un articolo apparso su “La Gazzetta. Eco della Sicilia e della Calabria” del 26 giugno 1927, così viene descritta la cronaca della visita reale agli stabilimenti Sanderson:
“Alle ore 10 gli stabilimenti della ditta Sanderson a Tremestieri sono pronti ad accogliere l’Augusto Principe. Il cancello d’ingresso sfarzosamente addobbato con nastri e bandiere tricolori dà accesso in un largo viale ove prendono posto i fasci e le associazioni dei vicini villaggi. I padiglioni offrono esternamente un prospetto suggestivo essendo essi tutti imbandierati e addobbati con gusto sobrio ed elegante. Il comm. Bosurgi, durante l’attesa, si premura personalmente della ordinata disposizione delle rappresentanze, curando minuziosamente che tutto riesca secondo l’ordine prestabilito. Difatti nel largo spiazzale prendono posto gl’intervenuti mano a mano che arrivano e fra essi notiamo il vice podestà comm. Carlo Donati, il Barone Arena primo, il cav. Avv. Pustorino, il dott. Gatto, il dott. La Spada, il delegato di Tremestieri cav. Restuccia, il direttore didattico cav. Nobile, il delegato di Altolia Silvio Sorrenti e tutto il personale dirigente delle fabbriche Sanderson schierato all’ingresso degli stabilimenti. Un distaccamento della 166° Legione M.V.S.N. al comando del capo manipolo ten. Scalia, presta servizio d’onore unitamente ai centurioni Marullo, Parisi, Moleti, Interdonato e al capo manipolo D’Arrigo, mentre il servizio di ordine pubblico viene mirabilmente disimpegnato da reparti di carabinieri, di agenti di P.S. alle dipendenze dei commissari cav. Saja e cav. Trigona.”
Un’altra prestigiosa famiglia, di origine spagnola, giunta in Sicilia nel 1580 come governatori delle Eolie, furono i Rodríguez.
In tre secoli dilapidarono il loro immenso patrimonio, ma nel 1887 un erede, Leopoldo, investì una parte del rimanente capitale in una piccola impresa, rendendola solida e competitiva, dimostrando che era possibile avere una azienda sana, libera da scandali e legami mafiosi, che durò fino al 1992, anno in cui si spense questo pilastro imprenditoriale e uomo integerrimo che rese famosa Messina in tutto il mondo.
Ma questa è un’altra storia.
N.d.R. – L’argomento è stato già trattato, con contenuti diversi, nella sezione cartacea della testata.