Società

Una poesia contro la pratica dell’infibulazione

A woman shows the razor blade that she uses to cut girls' genitals in Mombasa, Kenya, June 25, 2015. Ivan Lieman—Barcroft Media
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Ho scritto la poesia “Sotto le vesti” per sensibilizzare i lettori sulla pratica cruenta dell’infibulazione, usanza arcaica purtroppo ancora molto diffusa in diversi paesi africani (con percentuali elevate in Egitto, Sudan e Somalia) e del sud est asiatico. Ma non solo, l’aumento dell’immigrazione degli ultimi anni sta trasferendo questa tradizione tribale anche nei paesi europei che ospitano comunità migranti.

Ritengo sia importante contribuire a combattere la barbara usanza delle mutilazioni genitali femminili mediante ogni forma d’arte che possa informare e sensibilizzare, dunque anche con la scrittura, affinché le Istituzioni intervengano in modo più incisivo per dare dignità all’essere donna in tutto il mondo e debellare definitivamente questa pratica crudele (in Italia la legge n. 7/2006 vieta le MGF richiamando gli artt..2,3 e 32 della Costituzione e il Programma di azione adottato a Pechino nel 1995 dalla Conferenza Mondiale delle Nazioni Unite).

Nonostante le infibulazioni rappresentino una violazione dei diritti umani e nonostante siano vietate, continuano ad affliggere nel mondo milioni di donne e bambine, compromettendo il loro stato di salute in modo grave e spesso irreversibile. Sono generalmente eseguite su soggetti molto giovani, bambine dai tre ai quattordici anni e anche ragazze più grandi alla vigilia del matrimonio. Un fenomeno odioso, uno degli atti più traumatici che possa essere commesso su una bambina o una ragazza, eppure continua ad essere tristemente d’attualità.

Per le culture che le mettono in atto sono un rito di passaggio all’età adulta e un modo per definire la donna come pura. In realtà dietro a questa tradizione si nasconde la volontà di controllare la sessualità femminile da parte di un’egemonia tutta al maschile. Il concetto alla base è quello del patriarcato, della purezza e del controllo totale del corpo delle donne, una forma di assoggettamento per predisporre allo scambio matrimoniale su cui il gruppo familiare conta come una fondamentale risorsa economica e sociale.

Nei “Paesi delle donne cucite” le famiglie che non accettano l’infibulazione delle loro figlie vengono emarginate. Una ragazza che non si sottopone a tale pratica, non acquisisce il ruolo sociale che compete al sesso femminile e che si esprime nell’accedere ai ruoli di moglie e madre, di conseguenza dovrà affrontare il rifiuto e la stigmatizzazione da parte di tutta la collettività.

Una barbarie dolorosa e violenta che porta con sé un notevole impatto anche a livello psicologico, influenzando lo sviluppo ed il benessere di molte donne e lasciando un segno permanente nella loro vita.

“Solo se ogni individuo, nel suo piccolo, cercherà di sensibilizzare più persone possibili, di dare voce alle vittime e diffondere le notizie inerenti a queste tematiche così delicate potremmo ottenere dei risultati”. Arianna Finistauri.

L’infibulazione causa devastazioni che segnano la vita.

SOTTO LE VESTI

Mani sicure di madre

guidano verso l’antico rito,

solenne è il passo lungo la pista

e la calura soffoca i pensieri.

Il giorno prima bevevi lieta il calice

del dolce siero che prepara al fato.

Abbracci materni come un manto di stelle

d’incanto svelato erano un brivido muto

tra le tenere trame dell’amore.

Ora il tuo sguardo si perde nel deserto

dietro uno stormo che si disegna in cielo

e lentamente ne scolora il tratto.

A piedi scalzi l’arsa terra percorri

mentre piano un anelito si spegne,

sulla nuda pietra dello scempio

la vecchia del villaggio attende.

Fremiti di terrore lungo il corpo inerme,

vertigini e sgomento quando abili mani

ti afferrano le gambe e un appuntito demone

increspa i bagliori del delicato incanto.

Urli e ti dimeni tra il sangue vivo

e l’atroce dolore, svieni e rinvieni,

non senti il vento né il canto degli uccelli

che impavidi resistono al rumore.

Ora sei donna pura, non più infante peccatrice!

Sotto le vesti custodisci una colomba dal rostro cucito,

sei degna e fiera di essere un giorno sposa.

Piccole mani si chiudono al cielo

come petali appassiti e silenti,

occhi impauriti guardano gli amabili resti

sparsi sulla sabbia infuocata dal sole.

L’anima mutilata è sola, sospesa, recisa,

spoglia dei petali, sorda al suo vago sentire,

mesta al dolce svanire nel suo nulla.

 

Poesia di Anna Maria Deodato tratta dalla silloge “Oltre le righe” P. Gnasso editore 2020.

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